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Sulla Borsa italiana un macigno di debiti

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Oltre 488 miliardi di cambiali sulle 223 realtà industriali nel listino. Che stanno peggio di Parmalat

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Il dato è stato elaborato da Il Tempo sui bilanci delle società quotate riclassificati da Mediobanca nell'ottobre scorso per il Calepino dell'azionista. I debiti presi in considerazione si riferiscono quindi agli ultimi bilanci effettivamente approvati dalle assemblee nella primavera dell'anno scorso: quelli al 31 dicembre 2002. A fronte di questo fiume di debito (da cui viene escluso quello tipicamente commerciale, verso fornitori, che ammonta ad oltre 210 miliardi di euro) le società quotate possono vantare un fatturato di poco superiore, pari a 531, 9 miliardi di euro. Anche se le cifre sembrano aride, la proporzione è impressionante. Perchè quei 488 miliardi di debiti sono il 91,8 per cento dei 531 miliardi di fatturato. Alla stessa data, come si può rilevare dalla tabella pubblicata nella pagina, il titolo Parmalat finanziaria ancora guidato da Calisto Tanzi e Fausto Tonna presentava debiti finanziari complessivi di 6 miliardi e 829 milioni di euro, a fronte di un fatturato di 7,590 miliardi di euro. Il rapporto percentuale fra debiti e fatturato era quindi dell'89,9 per cento. Meglio quindi di quello medio complessivo delle società industriali e finanziarie quotate al Mibtel e al Nuovo mercato. Un paragone da tenere ben presente, visto che molti analisti e commentatori finanziari (e anche numerosi polemisti) in queste ultime settimane, dopo che lo scandalo di Collecchio era scoppiato, hanno sostenuto che i solid dati di bilancio della Parmalat avrebbero dovuto mettere sull'avviso le autorità vigilanti. Secondo questi stessi commentatori a mostrare la situazione pre-fallimentare sarebbe stato proprio il rapporto fra debito e fatturato. Con questa filosofia, prima che esplodano altri scandali, sarebbe da chiudere l'intera borsa italiana. Secondo i dati riclassificati da Mediobanca i debiti finanziari a breve ammontano complessivamente a 118 miliardi di euro. Sono esclusi i dati finanziari di gruppi bancari e assicurativi quotati, perchè non direttamente omologabili agli altri (il fatturato e gli stessi debiti sono classificati in modi diversi come raccolta bancaria o di premi assicurativi). Delle 223 società industriali prese in esame 11 sono in situazione simile al titolo Parmalat finanziaria, con debiti oscillanti fra il 90 e il 100 per cento del fatturato. Ben 47 invece hanno debiti superiori al fatturato, con percentuali oscillanti fra il 120 e il 750 per cento. Fra questi anche titoli-chiave del Mib 30, come Enel, Fiat e Snam rete gas. Tutte società che hanno bisogno di forti investimenti e quindi usano la leva finanziaria per grandi opere che poi restano a patrimonio (non per quel rapporto molto alto fra debito e fatturato si trovano quindi in stato pre-fallimentare). Però, con tutti i distinguo che ogni singolo caso può evocare, il macigno resta. E se dovessero girare male le cose sul mercato, rischia di soffocare le attese di milioni di risparmiatori.

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