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CON 144 voti favorevoli, 90 contrari e un astenuto, il Senato ha dato il suo primo sì alla riforma dell' ...

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La decisione se rispondere con una nuova protesta al provvedimento che secondo tutte le correnti delle toghe limita l'indipendenza della magistratura e produrrà danni sulla stessa efficienza del servizio giustizia sarà presa l'8 febbraio prossimo dal «parlamentino» dell'Anm, subito dopo la conclusione del congresso dell'Associazione. Ma in tanti considerano la scelta dello sciopero ormai scontata. Intanto, nei prossimi giorni si terranno assemblee in tutti i distretti giudiziari. Il ministro Castelli respinge le critiche dei giudici («i magistrati non vogliono ascoltare») e chiede che la Camera, a questo punto, approvi rapidamente il testo uscito dal Senato. «È il primo passo di una riforma epocale» è il commento del Guardasigilli. Aggiunge quindi che alla Camera non sono pensabili stravolgimenti, ma solo aggiustamenti marginali. «Perché questo non è semplicemente il testo del Senato, è il testo di tutta la Casa delle Libertà, a cui si è giunti con un'opera di paziente mediazione». Se l'Udc non si pronuncia, gli altri alleati del centrodestra esultano per il voto finale del Senato, giunto con un'accelerazione sulla tabella di marcia già ieri sera. «Abbiamo approvato un'importante e attesa legge di riforma organica della giustizia, che assicurerà ai cittadini un sistema più equilibrato ed efficiente» dice il capogruppo di Forza Italia, Renato Schifani. Il responsabile giustizia di Forza Italia Giuseppe Gargani è più che soddisfatto: «Finalmente: per 56 anni la magistratura è stata priva di un sistema di regole organizzative e deontologiche e ha esercitato le sue funzioni senza contrappesi normativi, trasformandosi così in un potere svincolato da qualsiasi responsabilità e troppo spesso politicizzato». «È una riforma che ha un valore politico importantissimo - gli fa eco il capogruppo di An Nania - perchè regolerà come meglio non si poteva il rapporto tra politica e magistratura». Il disegno di legge uscito dal Senato riscrive le regole della professione di magistrato: si prevede la separazione delle funzioni tra giudice e Pm, il divieto di partecipazione dei magistrati alla vita dei partiti e dei movimenti politici, la gerarchizzazione degli uffici delle Procure. Tutte novità indigeste per l'opposizione, che vede nel disegno di legge approvato dalla maggioranza il tentativo di colpire l'autonomia della magistratura. Secondo il capogruppo dei Ds a Palazzo Madama, Gavino Angius, il Senato «ha approvato una pessima legge». Per il senatore della Margherita Nando Dalla Chiesa la riforma votata a Palazzo Madama è «una legge punitiva».

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