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Tremonti: «Con Fazio nulla di personale» La bozza della nuova vigilanza consegnata a palazzo Chigi. Sotto controllo tutti i prodotti finanziari

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Il ministro dell'Economia ha spiegato che con il suo disegno di legge già trasmesso a palazzo Chigi «il campo d'applicazione della nuova supervisione» viene esteso «a tutti i prodotti finanziari». Tremonti ha, però, negato ancora una volta una sua competizione personale con Fazio. «Stiamo lavorando - ha aggiunto il titolare di via XX Settembre - a un'ipotesi che inasprisce le sanzioni, nella logica della corporate governance, esattamente come negli Stati Uniti». Norme più rigorose contro dirigenti societari colpevoli di cattive gestioni finanziarie sono propugnate anche dalla legislazione comunitaria che il commissario europeo Bolkestein sta elaborando per evitare disastri finanziari come quello della Parmalat. Questo pacchetto di proposte esige, peraltro, che la responsabilità contabile per il bilancio consolidato di ciascuna società sia assunto da un solo auditor e non più da una pluralità di revisori, come attualmente in Italia. «Condivido totalmente il documento di Bolkestein» ha detto Tremonti. Il ministro dell'Economia ha, del resto, avvertito di essere da un decennio fautore di un adeguamento delle normative penali dei singoli Paesi, Italia compresa, al mercato finanziario internazionale. «È evidente - ha asserito Tremonti - che quest'asimmetria tra la struttura della legislazione, storicamente locale, e quella del mercato, improvvisamente soprannazionale, pone un problema di deficit di regolamentazione, che va colmato». «Queste asimmetrie - ha aggiunto Tremonti - si possono superare con dei trattati. Ma a volte è difficile, perché spesso la controparte sono paradisi fiscali non disposti a firmare trattati, e che hanno solo l'apparenza di una legislazione». «Allora - ha sostenuto il ministro dell'Economia - le si devono superare in modo unilaterale e formulando proposte che vadano alle sedi internazionali: G7, Fmi, Ocse». Tremonti ha, perciò, preannunciato di portare che all'imminente G7 finanziari o la proposta italiana, che impone giuridicamente gli stessi obblighi di trasparenza e le stesse sanzioni vigenti in Italia alle società estere con sede in paradisi fiscali ma controllate da gruppi italiani o con attività dominante nel nostro Paese. Secondo Tremonti, contro bancarotte analoghe a quella della Parmalat, l'Italia è, però, già in parte dotata di strumenti preventivi, tra cui la riforma fiscale entrata in vigore il primo gennaio, che «rende trasparenti tutte quelle attività e radicalizza i regimi di non deducibilità delle partite con quei Paesi». A Bruxelles Tremonti ha, infine, accusato la Commissione europea, presieduta da Romano Prodi, di averlo indotto «con pressioni» a togliere nel maggio scorso il veto dell'Italia contro la direttiva comunitaria sulla contabilità. Tale direttiva ha, tra l'altro, esteso alla Svizzera la normativa contabile europea, senza però che Berna avesse abolito il proprio segreto bancario. «Se non ci fosse stato il semestre italiano - ha rivelato al riguardo Tremonti - avremmo detto di no alla Commissione e agli altri partner».

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