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Neanche Tonna trova i soldi. Solo debiti

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Tanzi contesta la conferma della detenzione in carcere: «Non sono pericoloso»

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Così un inquirente riassume le due giornate di lavoro svolto nella vecchia palazzina della Parmalat dagli investigatori insieme agli uomini della Price Waterhousecooper con Fausto Tonna e Gianfranco Bocchi. A quanto si è appreso, i due, nonostante la collaborazione, non sarebbero riusciti ad indicare piste in cui possa esserci del denaro che si rivelerebbe prezioso per far continuare la vita dell'azienda e la salvaguardia dell'occupazione. Le perdite evidenziate in questa due giorni di lavoro di Tonna e Bocchi sono per lo più industriali, anche se ci sono perdite finanziarie in via di quantificazione. Il problema principale da affrontare in questo versante è naturalmente quello dell' individuazione delle distrazioni di fondi operate dai Tanzi e dai manager più vicini alla famiglia. Nel frattempo a parlare è Tanzi, il vero protagonista della vicenda: «Mi dipingono come una persona pericolosa, ma non lo sono», dice l'ex presidente di Parmalat, dopo aver letto le 12 pagine dell'ordinanza con cui il Tribunale del Riesame di Milano gli ha negato gli arresti domiciliari si è sfogato con i suoi difensori, che gli hanno fatto visita in carcere. Tanzi, a San Vittore dal 27 dicembre scorso, ha accolto la decisione dei giudici «con un sospiro» di rassegnazione: «Come una persona di fede - ha sottolineato l'avv. Belloni, uno dei due legali - che accetta tutto anche se in questo momento si trova peggio che in un angolo: se andasse a casa certamente non potrebbe fare nulla se non seguire l'inchiesta nella quale è coinvolto». Il legale ha anche ribadito che Tanzi ha intenzione di dare altri chiarimenti al più presto agli inquirenti: infatti, anche se non è ancora stata fissata una data, è previsto a breve un nuovo interrogatorio davanti ai pm di Milano, Francesco Greco, Eugenio Fusco e Carlo Nocerino. L' interrogatorio dovrebbe riguardare non solo le sue disponibilità all'estero o le alchimie finanziarie per coprire il dissesto dell'azienda, ma anche la fitta rete di rapporti, in particolare, con il mondo bancario ed anche con quello politico, che aveva costruito quando era alla guida del gruppo di Collecchio. Nel primo pomeriggio, invece, la trasferta dei magistrati milanesi accompagnati da alcuni ufficiali della Gdf a Parma. In agenda tre erano gli impegni: un incontro con i colleghi Antonella Ioffredi, Silvia Cavallari e Vincenzo Picciotto, l'esame delle carte sequestrate nello studio di New York di Gianpaolo Zini, l'ex consulente legale del gruppo ora arrestato, e gli interrogatori dell' ex direttore finanziario Fausto Tonna e degli ex contabili Claudio Pessina e Gianfranco Bocchi. Intanto, in mattinata al quarto piano del Palazzo di Giustizia è comparso ancora l'avv. Nerio Diodà, il legale di Citigroup, l'istituto americano che è esposto nei confronti di Parmalat per una cifra che si aggira attorno ai 302 milioni di dollari e che ha fatto pervenire alla Procura di Milano alcuni documenti. Materiale che, secondo fonti giudiziarie, avrebbe lasciato «insoddisfatti» gli inquirenti impegnati a chiarire il ruolo di Citigroup e delle altre banche estere e italiane nella vicenda Parmalat. E proprio su questo punto già nei prossimi giorni le inchieste di Milano e Parma potrebbe avere ulteriori sviluppi.

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