Trasmesse in Procura 25 mila denunce degli azionisti
Secondo una prima stima, seimila denunce sono arrivate tramite e-mail grazie al sito aperto all'inizio di gennaio. Le altre denunce sono state trasmesse alla Procura di Milano attraverso la Guardia di finanza alla quale gli investitori si sono rivolti e anche personalmente dagli stessi risparmiatori che si sono presentati al quarto piano di Palazzo di giustizia. Tra costoro vi sono anche parecchi anziani che hanno subito danni non solo per aver acquistato bond Parmalat, ma anche per aver comprato titoli Cirio e bond argentini. L'alto numero di denunce pervenute in Procura potrebbe - si fa notare negli uffici - creare dei problemi nella ricezione e catalogazione degli atti. Per questo motivo resta sempre valida l'ipotesi di creare una squadra di esperti di supporto esterno. Al riguardo il segretario dei Ds, Piero Fassino, ha sollecitato le banche a risarcire i risparmiatori rimasti coinvolti dal crac finanziario della Parmalat. Fassino definito «incredibile» la vicenda poiché la voragine finanziaria del gruppo è sfuggita all'intero sistema di controllo: dalle banche, alla Consob, fino alle società di certificazione. «Ma in gioco - ha detto - c'è soprattutto il rapporto tra istituti di credito e clienti». Sul «caso Parmalat» è intervenuto ieri il presidente della Cei, Camillo Ruini. A suo avviso, lo scandalo ha messo a nudo un'«inaspettata vulnerabilità del sistema imprenditoriale e finanziario» italiano. Ruini ha fatto il suo intervento al consiglio permanente dei vescovi, al quale ha chiesto che ora si salvino l'«industria alimentare di grande rilievo», i posti di lavoro, e allo stesso tempo si mettano a punto strumenti per tutelare i risparmiatori, riscoprendo il «valore dell'etica». «Il caso Parmalat - ha detto Ruini - esploso in maniera improvvisa, facendo seguito però a qualche altra vicenda grave e preoccupante, ha messo a nudo una inaspettata vulnerabilità del nostro sistema imprenditoriale e finanziario, con evidenti connessioni internazionali». Secondo il cardinale, «si tratta ora di salvare un'industria alimentare di grande rilievo, con i relativi posti di lavoro, ma anche di mettere a punto gli strumenti meglio idonei per garantire l'affidabilità degli investimenti nel nostro Paese e per tutelare i risparmiatori». «Amare sorprese di questo genere spingono con forza a riscoprire il valore dell'etica - ha sottolineato Ruini - non semplicemente come un fattore esterno rispetto alle attività economiche, ma come condizione intrinseca di un loro sano e costruttivo svolgimento».