Pensioni, bufera da sinistra contro Rutelli
Piero Fassino gli risponde che non è utile privilegiare «visibilità personali o di partito». E hanno buon gioco i leader del «correntone» a dire che «più si avvicina la lista unitaria più aumenta la competizione tra i partiti contraenti», così come gli alleati di Rifondazione ad avvertire Rutelli che «così non si vince». Malgrado tutto, Rutelli, difeso solo dal «Riformista», non demorde: «il nostro è un contributo aperto al confronto», ripete Tiziano Treu; a patto, avverte però Renzo Lusetti, che non ci siano «nè demonizzazioni, nè pregiudizi». Insomma, clima sempre teso con gli alleati della Quercia che si chiedono quale sia l'obiettivo di Rutelli. Contatti tra i vari esponenti di punta del partito, a livello nazionale e locale, fanno emergere sospetti e maldipancia diffusi, con lo sconcerto di chi si chiede il perchè di questi smarcamenti. Anche perchè la ferita aperta nel «listone» sulle pensioni sembra più di metodo che di merito: gli stessi esponenti più vicini a Fassino ammettono infatti che sotto la Quercia hanno pieno diritto di cittadinanza posizioni simili a quelle espresse dalla Margherita, come dimostrano le tesi sostenute dai «liberal» guidati da Enrico Morando. Ma metterle in pista così, senza misurarsi con nessuno, come ha fatto la Margherita, è comunque «un taglio sulla faccia», commenta un dirigente diessino. Il gioco della Margherita viene osservato a distanza da Antonio Di Pietro, che mette il suo carico da novanta sulle difficoltà del «listone» facendo sapere di esser disposto a sedersi ad un tavolo per un confronto solo accompagnato dai girotondi: «Stanno cercando di dividerci - dice l'ex Pm - ma non ci riusciranno». Secca la risposta del diessino Vannino Chiti: «Non abbiamo bisogno di Di Pietro per incontrare i girotondi».