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Altolà di Forza Italia: «Ci vuole rispetto»

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Il chiarimento rischia di trasformarsi in crisi. An pensa all'appoggio esterno: «Vogliamo rilanciare il governo»

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Tanto che a sera c'è chi prova a smussare i toni, a cercare di rasserenare il clima e sembrano tutti meno propensi a rilasciare dichiarazioni per evitare che una sola spigolatura possa incrinare il rapporto all'interno della maggioranza in maniera irreparabile. È stata una domenica ad alta tensione nella Cdl. Iniziata con l'ammonimento di Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia: «Lealtà, collaborazione, rispetto reciproco, convinzione di far parte di un unico progetto politico e di condividere gli stessi valori». «È in questo modo - dice ancora Bondi - che si possono superare le difficoltà che si possono incontrare. Si può accelerare, imprimere un ulteriore slancio, far leva su una maggiore unità e determinazione per affrontare il lavoro che ci attende da qui alla fine della legislatura». Il riferimento, anche se non esplicito, è alla ritorsione di due giorni fa fatta da An (a cui si è aggiunta poi anche l'Udc) che ha lasciato intendere di poter mandare a monte le riforme costituzionali, tra cui la devolution tanto cara a Umberto Bossi. Una risposta all'atteggiamento di Berlusconi di quasi indifferenze alle richieste di Fini e di tutta An di procedere con verifica e quindi anche con un rimpasto. Ma Bondi più avanti è meno ermetico: «Più che una verifica di governo sarà un'occasione per rimettere a punto il programma della Casa delle Libertà. In questo lavoro di verifica, se proprio vogliamo definirla così, si deve partire sempre dalla rivendicazione, orgogliosa, di ciò che l'esecutivo ha fatto di straordinario in questi due anni e mezzo». Alle sue parole poco più tardi replica Mario Landolfi, portavoce di Alleanza nazionale: «La verifica chiesta da An serve ad aggiornare il programma e a dotare il governo di quegli strumenti che gli consentano di affrontare con slancio la seconda parte della legislatura e di vincere le future scadenze elettorali». «Tutti ricordano - dice Landolfi a Bondi - che la prima parte dell'ampia relazione di Gianfranco Fini all'Assemblea nazionale di An è stata una rivendicazione orgogliosa e puntuale di quel che di buono ha fatto il governo in questi due anni e mezzo». Il ministro delle Politiche Agricole, Gianni Alemanno, torna a evocare di nuovo l'ipotesi dell'uscita dal governo e del conseguente appoggio esterno. La Lega, attraverso Roberto Calderoli, lancia un appello al «buonsenso», affinché An e Udc non utilizzino le riforme come «strumento di ricatto sulla verifica». «Sarebbe assolutamente scorretto se le riforme venissero utilizzate come merce di scambio», sottolinea il coordinatore delle segreterie nazionali della Lega, per il quale «le riforme sono una cosa al di fuori della verifica». «Sulle riforme costituzionali nessun ricatto ma la consapevolezza che non possono essere utilizzate né come una clava per mantenere ordine nella maggioranza e neppure per bastonare l'opposizione» è la replica di Maurizio Ronconi (Udc). Insomma, la situazione si è impantanata. Si gira a vuoto. Fini cerca una via d'uscita, visto che sul rimpasto hanno una posizione più defilata anche gli alleati dell'Udc. Berlusconi ha deciso di assumere una posizione di attesa, dedicherà la gran parte della settimana a preparare l'evento di sabato per il decennale della sua discesa in campo con la nascita di Forza Italia. Non ha intenzione di fare ulteriori passaggi verso gli altri della Casa delle Libertà. E nella maggioranza c'è una parola che circola con più insistenza: crisi.

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