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L'ex patron Tanzi è stato sottoposto a visita specialistica in carcere a Milano Ha problemi non solo cardiaci, infatti, è dimagrito 5 chili e non per stress

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Il Commissario straordinario di Parmalat, Enrico Bondi ha chiesto infatti «maggiori informazioni» a Bank of America sul conto corrente sul quale sarebbero stati depositati i famosi 7 miliardi. Dopo che l'avvocato Carlo Zauli ha dichiarato l'esistenza di un conto corrente presso la filiale di New York della Bank of America sul quale Enrico Bondi ha «immediatamente fatto richiedere maggiori informazioni alla Bank of America» per il tramite della PriceWaterhouseCoopers. Ma ieri mattina la Bank of America ha comunicato che «il numero di questo deposito non è tra quelli in uso presso la sua filiale di New York e che tuttavia la banca ha iniziato una investigazione interna». Insomma, ancora niente, ma la caccia continua, mentre l'avvocato Zauli continua ad affermare che il conto presso Bank of America esiste eccome, e per trovare i soldi ha incaricato degli investigatori privati. Nonostante i «non risulta» di inquirenti e investigatori, Zauli rivela poi altri dettagli: il conto si chiamerebbe Turnover («chiamiamolo un conto Protezione», dice) e sarebbe intestato a «detentori di bond Parmalat Group». Il denaro, afferma, sarebbe stato trattenuto da Bank of America «in garanzia a favore di Jp Morgan». Quest'ultima, così, «può fare giorno per giorno operazioni con altre banche di supporto finanziario». A Milano e a Parma nel frattempo l'inchiesta va avanti e Calisto Tanzi, l'ex presidente di Parmalat, è stato sottoposto a una visita medica specialistica perchè «ha problemi non solo di cuore ed è dimagrito 5 chili». Uno dei difensori di Tanzi, l'avvocato Fabio Belloni è andato a fargli visita in carcere. Il legale ha aggiunto: «Il fatto che sia dimagrito tanto non è solo una questione di stress. Ha problemi di carattere internistico tant'è che è stato visitato privatamente da un internista». Negli uffici della Procura di Parma, si è svolta una riunione che è stata definita tecnica, incentrata sull'analisi dei documenti sequestrati nel corso dei giorni, ha partecipato il prof. Nobolo, consulente della Procura, ufficiali della Guardia della Finanza e i pm Silvia Cavallari e Vincenzo Picciotti. A Milano anche ieri è stato interrogato per tutto il pomeriggio Alberto Ferraris, l'ex direttore finanziario di Parmalat. Ferraris, già interrogato più volte nelle scorse settimane, sta collaborando con gli inquirenti milanesi. Il 31 dicembre scorso Ferraris ha detto che «Parmalat non voleva "dare la fregatura" agli altri possessori di bond» e perciò lui, Ferraris, si sentì «ricattato e senza via d'uscita» dall'intenzione di Nextra di rivendere il bond da 300 milioni di euro per realizzare un utile, anche se la banca non era a conoscenza dei debiti di Collecchio. Per quattro ore davanti ai pm Carlo Nocerino ed Eugenio Fusco, Ferraris è stato anche sottoposto a una sorta di confronto a distanza con uno dei suoi predecessori, appunto Fausto Tonna, in carcere a Parma. Inoltre l'ex direttore, i cui rapporti con la Procura di Milano pare non siano più molto sereni, avrebbe parlato non solo del periodo in cui era dipendente del gruppo di Collecchio, ma anche di quello in cui lavorava a Citigroup. E propria alle domande sul capitolo che riguarda l'istituto bancario statunitense, più che fornire spiegazioni esaurienti si sarebbe difeso. Proprio la moglie di Fausto Tonna, Donatella Alinovi è stata interrogata ieri dal gip di Parma. Era stata arrestata nei giorni scorsi per riciclaggio per via di un'operazione, ritenuta sospetta, da 850 mila dollari movimentati.

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