Il leader del secondo partito della coalizione chiede una settimana di tempo per fare una controproposta per chiudere la verifica politica
E, colpo di scena, adesso anche l'Udc non vuole la resa di conti subito ma preferisce tempi più morbidi. Gianfranco Fini lo aveva capito, ma ne ha avuta l'esatta percezione soltanto due sere fa, quando ha incontrato a Montecitorio il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini. Tra i due c'è un rapporto di grande amicizia e di estrema franchezza. E Casini avrebbe detto esplicitamente al vicepremier che non è il caso di insistere troppo, ci sono le elezioni alle porte e si corre il rischio di andare allo scontro armato dentro la Casa delle Libertà. Uscire allo scoperto con un rimpastino rischierebbe di aprire un conflitto dentro la coalizione e dentro i partiti stessi, avrebbe fatto capire Casini. Non c'è solo un motivo di opportunità dietro la frenata del presidente di Montecitorio. È chiaro che i centristi contano di ottenere, nella prossima tornata elettorale di giugno, di più del misero 3% delle scorse politiche. Mentre i sondaggi accreditano An sotto al 12% del 2001. Dunque, è evidente che all'Udc conviene aprire la partita dopo le Europee, alla destra prima. Tuttavia, Fini è ora apparso in chiara difficoltà. Ha chiesto la verifica, ha alzato il tiro, ha sparato a zero su alcuni pezzi del governo, ha aizzato i suoi all'assemblea nazionale di An di sabato scorso. E ora? Che fare? Il vicepremier deve portare a casa un risultato, deve dimostrare che grazie a lui si cambia registro, si volta pagina. Quale risultato? Al momento il leader di An non sembra avere una soluzione in tasca. Una circostanza che sarebbe emersa di tutta evidenza nel corso del pranzo che si è tenuto a Palazzo Chigi subito dopo il consiglio del ministri tra Silvio Berlusconi, Rocco Buttiglione e, appunto, Gianfranco Fini. Il premier, forte dell'appoggio dei centristi, spinge per prendere tempo, per rinviare tutto. Perché, avrebbe detto, bisogna pensare prima di tutto all'unità della coalizione. Concetto ribadito anche negli incontri del pomeriggio avuti a Palazzo Grazioli, dove ha visto Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto, poi Giorgio La Malfa e Francesco Nucara e infine anche Francesco D'Onofrio. Il Cavaliere, a detta di tutti, è apparso in piena forma: «Ho perso sette chili». E ora si prepara ad una campagna elettorale in grande stile, non gli resta che attendere cosa si deciderà in campo avverso (che poi è quello degli alleati). La palla infatti è nella zona di Fini, il quale ha chiesto una settimana di tempo per avanzare una proposta. Il vicepremier potrebbe chiedere un ministero «pesante»: in pole position ci sono le Attività produttive. Oppure potrebbe insistere per la realizzazione del superdipartimento dello Sviluppo, in pratica un vero e proprio ministero (che riunirebbe parte delle competenze di Tremonti, di Marzano e la guida del Cipe). Oppure, e a questo punto sembra la più probabile, potrebbe richiedere la riedizione (assumendo il coordinamento) del «consiglio di gabinetto» di cui farebbero parte tutti i leader di partito e i ministri più importanti. Di certo la verifica è ancora in una fase interlocutoria, alcune strade si sono chiuse ma molte restano ancora aperte. Insomma, ancora molte cose possono accadere.