Le promozioni televisive vanno considerate pubblicità a pieno titolo
A sottolinearlo è il vicepresidente della Fieg, Carlo Perrone, che rileva come «le notizie che abbiamo non sono molto confortanti su questo punto. Confidiamo - aggiunge - che il Parlamento vorrà farsi interprete delle parole del capo dello Stato». La Fieg, attraverso i suoi rappresentanti, ha più volte chiesto alcune modifiche al testo. In particolare, sulla pubblicità, gli editori chiedono che le telepromozioni tornino ad essere conteggiate nell'affollamento pubblicitario orario. «Ho letto - osserva Perrone - che da parte della maggioranza non si vuole prendere in considerazione il problema della pubblicità, sollevato anche dal presidente della Repubblica e dalle Autorità di garanzia». Il vicepresidente della Federazione degli editori, a tale proposito sottolinea come in Italia ci sia una «forte anomalia» poiché «la quota del mercato pubblicitario della stampa è molto più bassa che negli altri paesi poiché il costo della pubblicità in tv è molto più basso». «Noi - ribadisce Perrone - non siamo contro la televisione, chiediamo poche cose però per non aumentare ulteriormente l'affollamento pubblicitario in tv e cioè che le telepromozioni siano considerate a pieno titolo come pubblicità». Per l'editoria italiana il 2003 si rivela un anno di crisi per pubblicità e ricavi di vendite, a fronte però di un aumento di utile. I dati presentati ieri dalla Federazione italiana editori giornali, riguardanti il periodo 2002, contengono anche alcune previsioni per il 2003 appena concluso. E parlano di 1%-2% in più di ricavi editoriali, con una sostanziale parità di costi operativi, un aumento (+1,5%) del costo del lavoro a fronte di 220 unità in meno, ma per la pubblicità i dati sono neri. Negli ultimi mesi del 2003 c'è stata, è vero, una piccola ripresa per la pubblicità nazionale, ma è proprio questa voce, in grande perdita nei primi sette mesi dell'anno (-10%) a tirare giù i ricavi da pubblicità, che invece per quella locale vanno bene. Nel 2002, le vendite sono scese del 4%, i ricavi editoriali sono aumentati ma quelli pubblicitari, come detto, sono al tracollo; 34 imprese editoriali sono in utile, 26 in perdita. E in particolare i quotidiani politici, dopo un disastroso 2002, vanno meglio. L'Italia è l'unico Paese europeo in cui i ricavi pubblicitari in tv prevalgono nettamente sulla stampa. Nel resto d'Europa le percentuali sono completamente invertite rispetto all'Italia, che pure nel '90 aveva una situazione simile: 49,6% di ricavi dalla stampa e 45,5% dalla tv. Oggi, dati 2002, ma presumibilmente simili al 2003, i ricavi dalla tv sono del 55,4% mentre alla stampa resta il 37,1%.