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di FABRIZIO DELL'OREFICE FINI vuole chiedere il ministero dello Sviluppo (da istituire).

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La richiesta è stata messa nero su bianco. È un dossier di poche pagine dal titolo eloquente: «La riorganizzazione della presidenza del Consiglio dei Ministri». In fondo alla copertina, in grassetto, è stato aggiunto dai tecnici di An: «Strettamente riservata e confidenziale». E la copia è stata consegnata al vicepremier. Le tre ipotesi vanno tutte nella stessa direzione: dare ad An maggior peso nelle scelte economiche, togliendo potere a Giulio Tremonti e Antonio Marzano. La soluzione più cara al secondo partito della coalizione è quello di creare un megadipartimento dello Sviluppo (quasi un dicastero) la cui guida sarebbe nelle mani del vicepremier. I progetti vertono sul Cipe, il dipartimento per le politiche di sviluppo e di coesione del ministero dell'Economia (delega del viceministro Miccichè, il direttore generale è Fabrizio Barca), il dipartimento per il coordinamento delle politiche economiche del ministero delle Attività Produttive (delega del sottosegretario Galati, il dg è Roberto Pasca di Magliano) e il dipartimento degli Affari economici della presidenza del consiglio (guidato da Gianfranco Polillo). SUPERFINI. Lo schema di An prevede cinque mosse. La prima è «trasferire dal Ministero dell'Economia e delle Finanze il Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e di Coesione all'interno della Presidenza del Consiglio, accorpandolo con il già esistente (anche se poco visibile) Dipartimento degli Affari Economici; dall'accorpamento dei due Dipartimenti dovrebbe derivare un unico Dipartimento denominato "per gli affari economici e per le politiche di sviluppo e coesione", oppure "Dipartimento per il coordinamento delle politiche economiche"». Successivamente la proposta suggerisce di «conferire alla struttura tutte le competenze in materia di agevolazioni mediante il trasferimento nella medesima anche della Direzione Generale per il Coordinamento degli incentivi alle imprese, attualmente incardinata nel Ministero delle Attività Produttive; prevedere che «il Presidente del Consiglio possa delegare la presidenza del Cipe al solo vicepremier e non più al Ministro dell'Economia, come è attualmente; stabilire che la direzione politica della struttura possa essere delegata dal Presidente del Consiglio soltanto al suo Vice; ciò anche per evitare che la stessa sia conferita ad un Ministro senza portafoglio; prevedere che le funzioni di segretario del Cipe siano svolte da un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio appositamente delegato». FINI DIRETTORE. Più potere al vicepremier ma meno di quelle della prima soluzione. E quindi, l'ipotesi prevede di trasferire nel Dipartimento per gli Affari Economici di Palazzo Chigi il servizio studi (strutture dirigenziali generali) del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e di Coesione del Ministero dell'Economia e la segreteria Cipe. Quindi si prevede di «istituire presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dipartimento per gli Affari Economici) la struttura di coordinamento dei nuclei di valutazione degli investimenti pubblici di cui all'art.1 della legge 144/99, dando una nuova denominazione all'intero complesso istituzionale come Dipartimento per il coordinamento delle politiche economiche; prevedere che il Presidente del Consiglio possa delegare la presidenza del Cipe al solo Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e non più al Ministro dell'Economia, come è attualmente; prevedere che le funzioni di segretario del Cipe siano svolte da un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio appositamente delegato. In questo modo al vicepremier spetterebbe un ruolo in particolare di direzione e di programmazione. ALÈ ALEMANNO. Una sola mossa: «Trasferire dal Ministero delle Attività Produttive al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali tutte le competenze sull'agroindustria (art.28, comma 1, lettera a), d.lgs. 300/99».

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