Buttiglione: il governo andrà avanti e troverà una soluzione
«Ritenevamo che il lodo Schifani fosse un buon provvedimento, sensato, equilibrato e tale da garantire l'indipendenza dell'esecutivo da possibili sovvertimenti, per via giudiziaria, del risultato elettorale». Con diplomazia e determinazione, com'è nel suo stile, il ministro per le Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione, giudica la bocciatura del lodo Schifani, ma guarda già al domani. Che cosa intendete fare adesso? «La Consulta ha bocciato il lodo Schifani non perché fosse sbagliato, ma sostenendo che avrebbe dovuto essere presentato con una diversa procedura. Quindi ripresenteremo la stessa legge con una procedura costituzionale o un'altra legge con procedura ordinaria. Non vogliamo niente di diverso da quello che avviene negli altri Paesi europei». Qual è il suo messaggio alla Consulta? «Non spetta a me giudicare il suo operato. Mi auguro che i giudici abbiano deciso secondo coscienza. Certo è che, se un accusato di omicidio venisse giudicato per nove volte e risultasse sempre innocente, i giudici farebbero bene ad archiviare il caso. La preoccupazione di difendere gli eletti dal popolo da possibili persecuzioni giudiziarie che sovvertono i risultati delle elezioni è antica -. Tutti i Parlamenti hanno avuto questa preoccupazione, quindi non è strano che l'abbiamo anche noi oggi, considerato anche il fatto che le paratie che dovrebbero distinguere l'esecutivo dal legislativo sono crollate e vanno invece ristabilite. La nostra idea ci era sembrata lo strumento più semplice ed efficace, ci consentiva di ottenere un risultato soddisfacente con il minimo sforzo». Si tratta comunque di un verdetto pesante per la Cdl, che sta vivendo il tormentone della verifica. «All'Italia serve una nuova politica economica e questo fatto, di cui non tutti nella Cdl sono consapevoli, potrebbe avere delle conseguenze sulla struttura di governo. Dopo l'11 settembre il mondo è cambiato: una volta la risposta a tutte le domande era più mercato. Oggi non è più così, abbiamo problemi nuovi che non si risolvono facilmente con le ricette di ieri. La competitività è il problema fondamentale del Paese. Per questo serve una nuova politica economica, con attenzione alle attività produttive, alla scuola, alla formazione professionale, alla ricerca scientifica. Ho l'impressione che questa idea faccia fatica a farsi strada. Non tutti ne sono consapevoli. Questo, se pensato a fondo, ha delle conseguenze sulla struttura di governo. Per vincere la Cdl deve incorporare una coscienza acuta di queste novità. Il tema va affrontato con consapevolezza».