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Berlusconi torna a Roma e avvia la verifica

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Serrata serie di colloqui a quattr'occhi e a delegazioni ristrette. Le richieste di An e Udc

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All'ora di pranzo, a palazzo Grazioli, il premier prima ha visto insieme Tremonti e Bossi con Urbani, e ha parlato a lungo con il leader della Lega anche alla presenza di Roberto Calderoli e del sottosegretario forzista alle riforme Aldo Brancher. Calderoli uscendo dall'incontro ha detto che il premier è intenzionato a portare a termine il programma di governo e che «se si deve fare qualche cosa per far funzionare di più la Casa delle Libertà, ben venga». Si sarebbe parlato anche di come risolvere la questione del Senato delle Regioni: dovrebbe avere un legame stretto con il territorio grazie a una sorta di «Assemblea» degli enti locali, che dovrebbe avere un parere vincolante sulle norme regionali. Dopo è stata la volta di An e Udc, che hanno rilanciato con forza in questi giorni la necessità della verifica in particolare sulla politica economica. A metà pomeriggio, concluso l'incontro tra governo e parti sociali sulla riforma delle pensioni, Fini è andato a via del Plebiscito insieme a Ignazio La Russa. Il Cavaliere ha visto a quattr'occhi il vicepremier, poi si sono aggiunti La Russa e il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta. La riunione si è allargata al segretario dell'Udc Marco Follini che è rimasto fino al termine del pomeriggio, mentre dalla riunione uscivano Fini e La Russa. A Via del Plebiscito intanto era giunto anche il sottosegretario Paolo Bonaiuti, poi il capogruppo al Senato di Forza Italia Schifani, il coordinatore nazionale azzurro Bondi e il suo vice, Cicchitto. Quando sono terminati i colloqui con gli alleati, quindi, il premier ha dato il via a un summit di partito. Fra le richieste avanzate da Fini nei giorni scorsi per la verifica, la riforma della giustizia, l'approvazione della legge Gasparri revisionata, più collegialità sulle decisioni di politica economica. Nel primo pomeriggio nella conferenza stampa tenuta al termine della direzione dell'Udc, Follini aveva sottolineato la necessità di fare il punto della situazione politica, definendo la verifica «un percorso che conduce verso una maggiore forza e coesione della maggioranza» e «una opportunità da cogliere». Follini ha sottolineato anche che l'Udc, non chiede la creazione di un ministero del Sud, anche se «qualche cambiamento potrà esserci come conseguenza di quello che stiamo dicendo» e che i «passaggi» da compiere per la verifica sono l'aggiornamento del programma di governo, una maggiore collegialità nella politica economica e la riscrittura della legge Gasparri. Quanto all'election day, in pratica Follini ha detto «no», dicendo «sì, ma se sono tutti d'accordo». Altro «no» esplicito è venuto alla modifica delle norme sulla par condicio. Follini non ha risparmiato una stilettata a Bossi. Confermato che la riforma chiesta dal senatùr si farà, ha aggiunto: «Se la nostra preoccupazione deve essere l'abbandono del governo da parte di Bossi, non c'è da preoccuparsi: la renitenza di Bossi alle dimissioni evoca la migliore tradizione dorotea». D. T.

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