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Minacce degli insurrezionalisti sardi. Sempre a Bologna plico incendiario in una ditta di spedizioni

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Recapitata a casa del presidente della Commissione Ue una busta dal contenuto dimostrativo che emulava un pacco-bomba Prodi-bis degli anarchici con cartucce esplose

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Un plico dal contenuto dimostrativo, come a voler emulare un pacco bomba, ma assolutamente non in grado di nuocere nè di innescarsi, è arrivato a casa del presidente della Commissione europea. È stata la moglie Flavia Franzoni a prendere la busta, gialla, morbida, di tipo commerciale: all'interno c'erano cartucce da caccia già esplose, alcuni petardi tenuti insieme con nastro adesivo senza alcun innesco, una bomboletta di gas da accendino (oggetti in alcun modo collegati tra loro), una foto di Prodi ritagliata da un giornale e un documento firmato, sembra, da due sigle anarco-insurrezionaliste sarde, scritto a biro con caratteri a stampatello, dal contenuto politico e con minacce rivolte in termini generici. Il plico era stato spedito il 9 gennaio da Cagliari e recava come mittente «Regione autonoma sarda». A far salire ancora di più la tensione, quasi in contemporanea con la busta arrivata a casa Prodi, la fiammata fatta da un altro pacco in un deposito della società di spedizioni Sda a Calderara di Reno, alle porte di Bologna. Non ci sono stati feriti. il plico, composto da petardi e una torcia, era destinato ad un'agenzia matrimoniale di Firenze ed era stato spedito da Pisa da un privato. Il plico spedito da Cagliari è potuto arrivare a casa Prodi proprio per l'assenza di «materiale offensivo». In questo modo ha potuto passare il primo livello di controlli. La signora Franzoni si è insospettita e ha chiesto l'ispezione agli agenti della scorta, che quindi hanno aperto la busta. La moglie di Prodi ha rassicurato i giornalisti che si sono recati in serata sotto l'abitazione del Presidente della Commissione europea: «Non è successo nulla». La moglie del presidente, che appariva tranquilla, è stata avvicinata dai cronisti al suo rientro a casa, scortata da personale della Digos. Alla domanda se era arrivato qualcosa di particolare a casa Prodi, ha risposto: «Sì, ma arrivano tante cose e noi diamo tutto alla polizia». Una busta? le è stato ancora chiesto. «Sì, una busta con minacce, insulti, ciarpame e vecchie cose». «Non è successo nulla - ha minimizzato il questore di Bologna, Marcello Fulvi, al suo arrivo in via Gerusalemme -. Si tratta di materiale inerte. Solo che, davanti alle schifezze, bisogna esprimere almeno solidarietà» ha concluso Fulvi, aggiungendo che quella di ier non è la prima «letteraccia» arrivata a Prodi. La serie di attentati contro obiettivi Ue era cominciata il 21 dicembre con due cassonetti fatti esplodere con ordigni ricavati da pentole vicino a via Gerusalemme. Il 23 l'azione è stata rivendicata con un documento inviato alla redazione bolognese di «Repubblica«, firmato dalla Fai, Federazione anarchica informale, che raccoglie senza annullarle le più note sigle dell'anarco-insurrezionalismo. Poi il 27 era stata la volta del libro-esplosivo che ha fatto la fiammata tra le mani di Prodi nella sua abitazione. Quindi sono seguiti i plichi-bomba ai vari obiettivi Ue: il presidente della Bce, Trichet, a Francoforte, Eurojust ed Europol a L'Aja, due europarlamentari a Bruxelles e un terzo a Manchester. In questo filone si sarebbero inseriti gli anarco-insurrezionalisti sardi. Quasi raccogliendo l'appello contenuto nella rivendicazione della Federazione anarchica informale ad agire con azioni dirette indipendenti verso obiettivi comuni.

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