di DINO TIERI PIÙ tempo per il confronto sulla riforma delle pensioni, che potrà proseguire fino a fine mese.
Il ministro del lavoro ha peraltro tenuto a precisare davanti ai giornalisti che con la «proposta di proseguire il confronto» «non si apre una trattativa». Se quindi ha avuto effetto la pressione di Alleanza nazionale e Udc per non interrompere il dialogo con il sindacato e per giungere a una riforma «più condivisa», Maroni ha continuato a tenere duro sulla necessità di approvare la riforma entro gennaio e sul no a una trattativa a tutto campo. «Abbiamo proposto ai sindacati - ha detto - di continuare il confronto mantenendo il limite temporale a fine gennaio. Se dovessimo decidere di cambiare la proposta ci incontreremo ancora con il sindacato mantenendo l'impegno a portarla in Aula subito dopo la proposta di riforma costituzionale. Abbiamo concordato con il sindacato che il Governo sulla base degli incontri fatti valuterà se e come intervenire sulla delega garantendo i risultati finanziari. Non si apre una trattativa. La decisione su come intervenire è rimessa al Governo. La riforma - ha concluso - va in Aula subito dopo il federalismo, può essere approvata entro il 31 gennaio, non cambia niente. È una cosa possibile che noi ci impegniamo a fare, non c'è slittamento». Si aperto quindi l'atteso spiraglio necessario per evitare una nuova drammatica rottura fra governo e sindacati, dato che l'ultima parola di Maroni alla vigilia era stata: il confronto è finito. Però i sindacati non giudicano sufficienti le aperture. Epifani dice che è inutile continuare i colloqui, ma Cisl e Uil sono su posizione diversa. Il leader della Cisl Pezzotta ha chiesto che le proposte del governo, pur non soddisfacenti, vengano formalizzate e formino una nuova base di discussione invece della delega in Parlamento. Quando la proposta sarà scritta nero su bianco e prima che il provvedimento affronti l'aula del Senato, secondo i sindacati il governo dovrebbe riconvocarli. Tra le materie del provvedimento del Governo che potrebbero essere modificate c'è il versamento del Tfr ai fondi (con il passaggio dall'obbligatorietà al silenzio assenso), la decontribuzione, i poteri della Covip e la separazione tra previdenza e assistenza. Potrebbe essere discussa anche la possibilità di cambiare la parte sull'aumento degli anni di contributi necessari a ottenere la pensione di anzianità dal 2008 (con l'ipotesi del doppio binario contributi-età) sempre che la ricetta alternativa produca gli stessi risparmi per i conti pubblici. Tregua armata, quindi, con Epifani che parla della necessità di una nuova mobilitazione e col suo sindacato, la Cgil, che non va oggi, diversamente da Cisl e Uil, all'apertura del tavolo sul Welfare.