di GIANNI DI CAPUA «MI SEMBRA che lo slogan di questa iniziativa "facciamoci del bene" ...

Nanni Moretti, dopo due giorni di confronto anche aspro tra i girotondi, con Di Pietro e Occhetto, da una parte e Francesco Rutelli e Piero Fassino dall'altra sulla lista unitaria per le elezioni europee è soddisfatto per come sono andate le cose. Per ora si allontana l'ipotesi di una lista girotondi-Di Pietro-Occhetto - in contrapposizione con quella unitaria realizzata da Ds, Margherita, Sdi e sinistra repubblicana, il cosidetto «triciclo». Anche se l'ex pm non esclude questa possibilità se il tentativo di «riaprire il processo unitario» di cui parla Moretti dovesse fallire. Ma, a parte Di Pietro, nessuno dei «girotondini» di peso ha ventilato quella che Rutelli e Fassino vedono come una minaccia e tutti hanno, con accenti diversi, parlato della necessità di proseguire nel confronto in vista della convention dell'Ulivo di febbraio per approdare ad una lista unitaria che accolga altre forze politiche e i movimenti. La soddisfazione del regista, che due anni fa processò a piazza Navona i leader dell'Ulivo («Con questi qui - disse dal palco - non vinceremo mai»), così come la sua tesi che si sono riaperti i giochi e si può provare a fare una lista «veramente unitaria» è condivisa anche da Occhetto, Di Pietro, dall'ipercritico Flores D'Arcais e naturalmente da Piero Fassino che ieri, con Dario Franceschini della Margherita, ha partecipato alla tavola rotonda con il leader di Italia dei valori, moderata da Moretti, in un cinema talmente gremito da dover chiudere gli ingressi per motivi di sicurezza lasciando fuori, un centinaio di persone. Che ci fosse da parte degli esponenti dei girotondi la volontà di non rompere, ma di ricercare una intesa con il segretario dei Ds lo si è capito fin dall'inizio del confronto quando Moretti, rivolgendosi a Di Pietro, ha invitato ad evitare troppe liste. «Cinque liste, di cui due "unitarie" - ha osservato - metterebbero in difficoltà anche Prodi. Cerchiamo di evitare questa soluzione». Il resto lo ha fatto Fassino, che ha ribadito che i veti, a cominciare da quello su Di Pietro, «sono inaccettabili», assicurando che lavorerà per rimuoverli e ha ricordato di esser stato «fin dall'inizio» a favore di una lista «aperta che comprendesse tutti». Peraltro il segretario dei Ds ha anche assicurato l'impegno del suo partito in favore del referendum sulla legge Schifani se dovesse ottenere il via libera dalla Consulta e, rispondendo a domande del pubblico, ha detto che l'Ulivo, se tornerà al potere, «cambiera» tutte le leggi del centrodestra che sono «sbagliate». Anche Franceschini, sulla falsariga di Fassino, ha parlato di unire partiti e movimenti «senza veti», mentre Di Pietro ha assicurato che ricerca l'unità, «come chiede il nostro elettorato», e ha invitato Ds e Margherita a sedersi ad un «tavolo unitario» per definire programma e regole. «Scriviamoli insieme. Poi vediamo se si può fare un fidanzamento o un matrimonio» ha detto tra gli applausi l'ex pm, che si è scusato per il fatto che «la bega del veto sull'Idv accentra tutto il dibattito». In sostanza, si è fatto di tutto per chiudere in modo costruttivo la due giorni di confronto tra girotondi e partiti del cosidetto «triciclo», ma questo non vuol dire che il clima sia sempre stato disteso, anzi. Fassino, per esempio, è stato contestato da una parte della attenta platea quando ha chiesto di non fare «la caricatura del triciclo» perché «vanno rispettati i 14 milioni di persone che rappresenta». Sul palco, in effetti, ha stazionato per tutta la mattina, in bella evidenza, un triciclo colorato per bambini. Moretti, polemico, si è chiesto sa sia «ingenua la sensazione che ci siano milioni di elettori ostaggi di una decina di dirigenti e della loro mancanza di generosità». Un altro momento vivace è stato il contrasto tra Fassino e Occhetto sul partito riformista. Tema che investe la strategia politica dopo le europee e che ha visto in sala a confronto due tesi: quella del segretario dei Ds, secondo cui