I due scandali che hanno affossato la borsa italiana valgono l'uno per cento del Pil. È l'11/09 dei mercati
Ma comincia a trovare consensi la proposta lanciata ieri in prima pagina de Il Tempo di costringere le società quotate in Italia a «imbarcare a bordo», vista la gravità dei fatti Parmalat, una sorta di sceriffo del mercato. Inserendo nei 300 consigli di amministrazione delle quotate o negli altrettanti collegi sindacali un ispettore della Consob. Condivide la sostanza dell'idea anche Bruno Tabacci (Udc), presidente della Commissione Attività Produttive della Camera dei deputati. Pensa anche lei che sia necessario un provvedimento straordinario sulle società quotate? La proposta «sceriffi a bordo» delle società quotate certamente dà il senso di una grande emergenza che è reale. Credo anche io che più dell'11 settembre per i mercati finanziari abbiano pesato prima gli scandali Enron e Worldcom e ora quelli Cirio e Parmalat. Questi ultimi due hanno un impatto sul Pil italiano di circa l'uno per cento. Siamo quindi di fronte a un fatto di portata gigantesca. Quindi servono misure eccezionali? Sì, servono. Ora non so se si può mandare uno sceriffo a bordo. Certo bisogna rivedere regole interne ed esterne dei controlli, e di avere strumenti di grande efficacia. Così come sono collegi sindacali e revisori non hanno protetto i risparmiatori. Altro che sceriffi, si sono mostrati complici nelle truffe societarie. Anche perchè i loro mandati sembrano a vita, no? Certo, qualsiasi tipo di scerifffo societario si possa scegliere, bisogna che abbia incarichi a rotazione. Come accade per altro alle Autorità indipendenti. Anche un bravo presidente come Pippo Ranci, che ha lavorato bene facendo arrabbiare tutti (Eni, Enel, società varie e perfino consumatori), beh, dopo sette anni è tornato a fare il professore universitario. E credo che sia un meccanismo buono. Non crede però che oggi più che una soluzione a lungo meditata sia necessaria una risposta rapida anche emergenziale per dare un segnale ai risparmiatori? Non c'è dubbio. Dobbiamo anche rivedere subito le norme sul diritto societario. Ieri ho parlato con il sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti. Si rende conto che la eccezionalità della situazione richiede di rivedere anche le norme sul diritto societario che abbiamo recentemente approvato. Dal falso in bilancio in poi, se si tratta di indurire sanzioni, sarà fatto. Le leggi però c'erano, e sono state violate. Tanto che su Parmalat c'è una inchiesta giudiziaria e sono stati arrestati i manager... Evidentemente però il timore di quelle sanzioni era troppo basso. Se vogliamo che il sistema riprenda, si deve capire chiaramente la distinzione fra affari privati e affari di una società quotata. E anche per le non quotate, visto che i bond non sono stati emessi solo da società che erano in Borsa. Sono usciti ad esempio anche dalla Lucchini. Ci vuole un gran repulisti. A cominciare dal sistema bancario, dove ci sono troppi incompetenti e ci sono stati troppi incroci con disegni politici e di potere.