L'Azienda di Roma attende un segnale da Parma

È questo il ritornello che risuona nelle stanze della Centrale del Latte. Dopo la riunione del consiglio d'amministrazione, tenutasi martedì, è ufficiale che la Centrale ha sì qualche sofferenza di cassa, ma non necessità di amministrazione straordinaria. Così ora i produttori, che sono in attesa dei pagamenti da 5 mesi, attendono una parola da Parma per quanto riguarda i crediti vantati e fiutano l'aria prima di pensare al prossimo passo da compiere. La Centrale del Latte conta allo stato attuale 150 dipendenti ed è punto di riferimento oltre mille produttori di latte laziali e di un grosso indotto. Dopo la privatizzazione del '97, ormai ribattezzata a destra come a sinistra «la svendita», e dopo il rapido passaggio di mano dal Cragnotti a Tanzi oggi l'azienda è per il 75 per cento del gruppo Eurolat (Parmalat), per il 16 per cento della Finlatte (250 produttori locali), per il 6,6 per cento del Comune di Roma e per l'1,6 per cento della Regione Lazio (resta uno 0,8 per cento per gli altri azionisti). Con l'ingresso nel circuito Eurolat la Centrale, nata per produrre fino a un milione di litri di latte al giorno e fino ad allora sottoutilizzata, poté cominciare a lavorare a pieno regime anche per altre marche, solidificando il proprio valore. È per questo che già a dicembre i produttori, appena sentite le prime avvisaglie della crisi Parmalat, avevano chiesto l'affitto della struttura: per continuare la produzione, scongiurare l'amministrazione controllata ed evitare di essere investiti in un'onda d'urto finanziaria che poco aveva a che fare con la Centrale. Insomma, proteggere sistema e struttura dalla bufera, come spiega Niccolò Carandini, presidente di Finlatte e facente capo alla Lattepiù, società che produce il 58 per cento del latte laziale: «Se siamo di fronte ad un problema di conti e di accesso al credito lo si può affrontare. Siamo di fronte ad una situazione che non necessita di azioni diverse da quelle ordinarie. Solo che non si possono bloccare i pagamenti verso i produttori, su questo punto aspettiamo tutti una risposta nelle prossime ore». La Finlatte, che perse la gara per l'acquisto della Centrale nel '97, è naturalmente interessata alla struttura. Intanto la Procura di Roma ha ricevuto le prime denunce da parte di chi aveva sottoscritto le obbligazioni emesse dall'impresa di Calisto Tanzi. Le denunce, alle quali se ne aggiungeranno altre già preannunciate, saranno oggetto di una riunione che si svolgerà in questi giorni per stabilire a chi debbano essere affidate. Non è escluso che possano occuparsene anche i magistrati del pool tuttora impegnato a fare luce sul dissesto della Cirio. Sul fronte politico romano questa mattina Alleanza Nazionale manifesterà in Campidoglio proprio per criticare ancora una volta la «svendita» degli impianti da parte del Comune guidato, a suo tempo, da Francesco Rutelli. Il sindaco Veltroni ha già scritto a Bondi per salvaguardare la Centrale, il presidente della Provincia Gasbarra ieri si è detto pronto ad entrare nell'assetto azionario dell'azienda.