Punizioni per Raiot, sinistra contro Cattaneo
Accuse di intimidazione contro Raitre. La Cdl ribatte: atto doveroso, niente pluralismo a senso unico
Il direttore di Raitre Paolo Ruffini ha ricevuto ieri un richiamo scritto da parte del direttore generale Flavio Cattaneo. Inoltre, dieci giorni di sospensione, anche dallo stipendio (il massimo della pena comminabile prima del licenziamento) sono stati inflitti al capo progetto della trasmissione, Andrea Salerno. Di Raiot, condotto da Sabina Guzzanti, andò in onda su Raitre il 16 novembre scorso solo la prima delle cinque puntate previste, provocando subito vivaci proteste per l'elevato contenuto politico. La trasmissione fu poi sospesa definitivamente dopo la risoluzione consensuale del contratto tra la Rai e la società di produzione del programma. Sia Ruffini che Salerno hanno deciso di impugnare le sanzioni. Le misure arrivate ieri suscitano subito durissime reazioni da parte dell'opposizione, che parla di censura, di asservimento di Cattaneo ai voleri della maggioranza politica, e che collega questo episodio alle recentissime altre polemiche sul discusso pluralismo della trasmissione «L'elmo di Scipio» di Enrico Deaglio. Dal centrodestra si risponde che la sinistra non tollera i richiami all'equilibrio politico, che è in corso un'offensiva dell'opposizione contro alcune testate Rai, che l'Ulivo vuole il pluralismo solo su Raiuno e Raidue. Intanto, i consiglieri d'amministrazione della Rai Petroni, Rumi, Veneziani, Alberoni rinnovano la piena fiducia nell'operato del direttore generale. Le reazioni della sinistra sono concentrate in gran parte contro Cattaneo. Fra i Ds il senatore Passigli dice che si atteggia a «proconsole del premier» e l'on. Giulietti parla di evidenti «ordini politici» che il dg esegue. L'attacco più articolato viene dal responsabile informazione della segreteria nazionale della Quercia Fabrizio Morri, secondo il quale «la paura per le prossime scadenze elettorali» può aver spinto Cattaneo e gli esponenti della Cdl, «alle misure intimidatorie annunciate per la trasmissione "L'Elmo di Scipio" e più in generale, ormai, verso ogni trasmissione di Raitre» e avverte: «Licenziate Ruffini, chiudete Rai 3 o datela a Fede, riapprovate la Gasparri» e, aggiunge, «scoprirete che gli italiani non hanno l'anello al naso». Ed Enzo Carra (Margherita) dichiara: «Continua la via intimidatoria nei confronti dei programmi scomodi». La Cdl risponde per le rime. «Insensati, immotivati e strumentali» gli attacchi a Cattaneo sono definiti dal vicepresidente dei senatori di FI Paolo Barelli: «Il direttore generale della Rai - osserva - non ha fatto altro che il proprio dovere, a tutela della corretta informazione e del vero pluralismo. Raiot non rispondeva a nessuno di questi fondamentali requisiti e i provvedimenti adottati sono assolutamente doverosi». L'on. Giorgio Lainati, capogruppo di Forza Italia in commissione di Vigilanza, ironizza: «L'Ulivo pretende di avere mano libera in Rai. Le regole dettate all'azienda dalla commissione di Vigilanza in materia di pluralismo devono valere sempre per Raiuno e Raidue, mai per Raitre». «Era ora che qualcuno, in questo caso il direttore generale della Rai, applicasse le regole a tutela di tutti, maggioranza e opposizione», dice Davide Caparini (Lega Nord). E Michele Bonatesta (An) dichiara: «Con l'emanazione di misure disciplinari la dirigenza di Viale Mazzini non ha fatto altro che il proprio dovere. Perché chi sbaglia paga, anche in Rai. Con buona pace della sinistra che, essa sì, vorrebbe due pesi e due misure». In questa bufera, il nuovo «caso» relativo a Deaglio quasi si stempera nella polemica generalizzata. Comunque proprio Deaglio ha detto ieri che un regime come ai tempi del fascismo non c'è, ma «tutti gli aspetti dell'autoritarismo, dell'intimidazione in questa storia si sono visti».