MILANO — «Chiederemo al governo la revoca di Enrico Bondi a commissario straordinario».
«Bondi è l'uomo delle banche nei gruppi industriali e questo ci inquieta - spiega Sandri - è l'espressione di un mondo troppo diverso dal nostro». Secondo Sandri «i primi passi del commissario straordinario sono assolutamente negativi e non compatibili con la posizione dei risparmiatori». L'operato di Bondi non sta piacendo a chi ha perso i propri soldi in bond e azioni Parmalat: «Del resto - spiega Sandri - Bondi era stato messo lì da Tanzi e il 24 dicembre la sua posizione è stata confermata dal governo con la nomina a commissario straordinario. È assurdo che non ci sia ancora il sequestro dei beni della famiglia Tanzi - continua Sandri - dei membri del Cda e di tutti gli uomini delle società legate alla Parmalat. L'intreccio tra le banche e Bondi non mi piace per niente. Le banche sono le cinghie di trasmissione del dragaggio dei soldi dei risparmiatori e le postine del denaro che Tanzi ha portato all'estero. Il problema si sposta adesso sul sistema bancario». Secondo Sandri si deve agire su due fronti: «Il primo è quello industriale, il secondo è quello finanziario e ci vuole più di una persona che lo gestisca. Se Bondi sbaglia noi cosa facciamo? Chiediamo che il piano industriale sia supportato da un'entità più vasta». Queste le mosse che, secondo Sandri, Bondi avrebbe dovuto fare: «Per prima cosa avrebbe dovuto dire alla magistratura di bloccare i beni personali di Tanzi, dei suoi familiari, di tutti i componenti del consiglio di amministrazione della Parmalat ma anche di tutte le holding e dei gruppi legati alla famiglia Tanzi, dei sindaci e dei revisori e di chi ha fatto parte dei Cda di tutte le società del gruppo». Il secondo canale su cui agire doveva essere quello delle banche: «Chiedere loro come hanno usato il denaro riscosso dalle obbligazioni -spiega Sandri- e, una volta ricevuto, come è stato impiegato. Devono dare giustificazione di tutti i movimenti di denaro». In un meno di una settimana sono stati circa 27 mila i risparmiatori truffati che hanno contattato il sito internet del comitato (www.comitatoparmalat.it). «Chiediamo che la società ritorni in bonis -ribadisce Sandri- rifiutiamo che la Parmalat possa fallire, se succede la responsabilità è di chi sta gestendo la situazione». Il comitato dei creditori Parmalat ha indetto per il 17 gennaio a Parma un'assemblea dei risparmiatori azionisti e obbligazionisti della Parmalat.