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di GIANNI DI CAPUA IL CROLLO delle banche, nell'occhio del ciclone per la vicenda Parmalat ...

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Il Mibtel ha ceduto l'1,37% a 20.173 punti e il Mib30 l'1,55% a 27.032, mentre il Numtel è sceso dell'1,16% a 1.622 punti. I timori per le esposizioni degli istituti di credito nel gruppo di Collecchio con la possibilità, esclusa comunque da Capitalia, di riacquistare i bond, hanno determinato un forte flusso di vendite sulle banche coinvolte. A guidare i ribassi è stata proprio Capitalia (è esposta per 90,5 milioni di euro con Parmatour e 383 per Parmalat, dati centrale rischi Bankitalia di dicembre) che ha ceduto il 7,54% a 2,084 euro, raggiungendo nel corso della seduta un minimo di 2,03 euro. Molto intensa l'attività per l'istituto romano che ha visto scambiare circa il 5,8% del capitale sociale. In tre sedute il titolo ha ceduto il 13%. Ma è andata male anche a Intesa (-6,86% a 2,876), SanPaolo-Imi (-3,97% a 10,037), Unicredit (-2,93% a 4,269), Bnl (-2,29% a 1,88), Mps (-4,8% a 2,402) e Popolare Lodi (-3,25% a 8,342). Sulla vicenda è dovuta intervenire anche l'Abi, l'associazione di categoria delle banche: basta con «generici e indiscriminati» attacchi al sistema bancario. La vicenda Parmalat, secondo l'Abi, infatti «ha costituito l'ennesima occasione per un generico e indiscriminato attacco contro le banche del nostro Paese. È invece necessario - si legge in una nota di Palazzo Altieri - prendere atto che non vi può essere corretto funzionamento dei mercati, efficiente erogazione del credito e salvaguardia dei risparmiatori se le imprese non forniscono informazioni vere e complete. Le banche italiane e le principali banche del mondo hanno utilizzato informazioni ufficiali di cui oggi viene contestata la veridicità». «Non siamo imputati ma parte lesa», ha detto successivamente Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit e vicepresidente della stessa associazione, difendendo il ruolo della banche nel crac Parmalat e sottolineando come siano state vittime di una falsificazione dei conti approvati dal cda della Parmalat e verificati dal collegio sindacale, da due società di revisione e che godevano di un rating elevato. «Anche per noi è stata una sorpresa. Con la Parmalat ci siamo trovati di fronte ad un grosso debito senza attività in grado di farvi fronte», ha detto Profumo. Accuse invece sono arrivate il presidente di Confindustria Antonio D'Amato: «Le banche italiane chiedono eccessive garanzie reali quando si tratta di dare credito, e mostrano una eccessiva disinvoltura nel girare i bond al pubblico». Le banche internazionali si avviano intanto ad affrontare un summit con Enrico Bondi, atteso allo stato per la prossima settimana, con un coordinamento guidato da Citigroup, mentre almeno per ora gli istituti italiani sono impegnati in colloqui individuali con il commissario straordinario del gruppo Parmalat.

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