di FABRIZIO DELL'OREFICE «ORA basta con "Fazio sì, Fazio no".

Ovvero: gli aiuti eccessivi e le indulgenze politiche che hanno permesso la crescita abnorme e malata della Parmalat». Attacca Gianni Alemanno (An), ministro delle Politiche Agricole. Lui è tra i due Bondi, tra i due fuochi. Il fuoco Enrico Bondi e il salvataggio dell'industria Parmalat e quello (amico) di Sandro Bondi che vorrebbe mandare a casa Antonio Fazio, il governatore della Banca d'Italia. Ma Alemanno cambia linea e dopo qualche giorno di silenzio, passa all'attacco. Ministro, regali? A che cosa si riferisce? «È innegabile che l'imprenditore Tanzi è stato molto aiutato negli anni, a cavallo tra la prima e la seconda repubblica nell'intreccio di potere che va dalla sinistra Dc al centrosinistra di oggi». A che cosa si riferisce? «Niente di criminale ma la volontà di andare in soccorso sempre e comunque dei grandi gruppi industriali e delle solite famiglie del capitalismo italiano con gli aiuti di Stato e le indulgenze sui controlli». C'è l'esempio classico del decreto tagliacosti dell'Ulivo? «È una vicenda che si è trascinata attraverso i governi di centrosinistra. Doveva essere un aiuto alle piccole imprese agroalimentari, è diventato un premio solo per i grandi gruppi». Ministro, anche il governo in carica ha fatto qualche regalino, come il «decreto frescoblu»? «Attenzione. Ci fu un errore di un dirigente del ministero delle Attività produttive, è vero. Ma il latte microfiltrato è un brevetto italiano, una delle maggiori innovazioni industriali. Parmalat era in grado di produrlo, oggi è una carta in mano a Enrico Bondi per uscire dalla crisi». Soprattutto a Roma, dove partirà la produzione. Si riferisce a questo? «Esatto, sarà una grande innovazione. E, tanto per rimanere in tema, nessuno ricorda un altro regalo fatto dalla giunta di centrosinistra della Capitale. Rutelli vendette la Centrale del Latte a grandi gruppi industriali che poi cedettero a Tanzi. Mentre fu scartata un'offerta del mondo cooperativistico proveniente dal territorio. Nessuno ricorda la battaglia che fece un nostro consigliere, Tony Augello, che sfociò in un referendum pro o contro la vendita dell'azienda pubblica. I romani dissero no, ma non si raggiunse il quorum e la centrale fu venduta lo stesso». Ministro, comunque sono mancati i controlli. Tremonti vuole la Superauthority, An è contraria? «Guardi, sono d'accordo con quanto afferma Marzano: si faccia prima l'inchiesta parlamentare. Cerchiamo prima le cause di quanto accaduto e poi si opta la soluzione migliore». La soluzione di An diverge da quella del ministro dell'Economia. «Mi sembra normale che su una questione così grande ci sia un confronto all'interno del governo». Su che cosa potrebbe giungere l'accordo? «Serve un serio confronto, anche nel corso dell'indagine, dentro la maggioranza e anche con l'opposizione». La divisione resta sui poteri della Banca d'Italia? «Confronto significa che non partiamo con una posizione secondo la quale la Banca d'Italia è intangibile». Si possono rivedere le competenze di Fazio? «Non di Fazio, ma della Banca d'Italia. Noi riteniamo che la soluzione migliore sia la nostra: più poteri alla Consob, farne una Sec italiana».