Vendite fittizie alla Boston Holdings
È quanto scrive il Wall Street Journal, secondo il quale i magistrati stanno esaminando la vendita di due imprese alla Boston Holdings, una società fondata nel 2001 in Delaware e la cui sede sociale, a Park Avenue a New York, ha lo stesso indirizzo dello studio legale del consulente legale della Parmalat Gian Paolo Zini. La possibile violazione della normativa antitrust fa seguito a due operazioni, messe in atto dal gruppo ma successivamente bloccate dalle autorità antitrust italiane. Nella prima - siamo a metà del 2000 - il gruppo di Collecchio voleva rilevare il 70% della Carnini, una società familiare lombarda dell'industria del latte, riuscendo ad accumulare alla fine soltanto il 15% per sette milioni di euro. L'Antitrust ordinò alla Parmalat di vendere questa partecipazione che fu ceduta alla Boston Holdings, che già possedeva il 55% della Carnini. La seconda operazione riguarda la vendita della Newlat spa da parte di Parmalat, ordinata dall'antitrust dopo l'acquisto della Eurolat, un'altra società italiana, da parte di Cirio Finanziaria nel 1999. Anche Newlat finì alla Boston Holdings. Secondo il giornale Fausto Tonna, l'ex direttore finanziario della Parmalat, avrebbe dichiarato che il piano venne architettato da Zini e le due vendite sono in realtà fittizie. I due asset, cioè, sarebbero stati semplicemente parcheggiati presso la Boston Holdings, ma su di essi la Parmalat avrebbe esercitato un controllo indiretto. «In un caso come quello di Parmalat è naturale che la sec indaghi su ogni sottoscrittore o agente di collocamento connesso». A dirlo è Lawrence West, l'ispettore della securities and exchange commission che sta lavorando insieme alle autorità italiane nelle indagini per frode sulla Parmalat. West, raggiunto nel suo ufficio di Washington, conferma così che anche le banche americane sono sotto la lente della sec ma risponde con un «no comment» alla domanda se siano già state contattate Bank of america e Citigroup, le due banche d'affari più coinvolte. «Non diamo informazioni specifiche su cosa stiamo indagando, perchè si tratta di un'inchiesta privata», afferma. Lawrence West dice di non avere ancora alcuna idea se interrogherà Tanzi e i suoi collaboratori, una possibilità che però non è esclusa. West conferma che la Parmalat «rischia una grossa multa, che potrebbe però scendere fino a zero a seconda di come saranno trattati gli investitori americani».