Tanzi: se ho sbagliato pagherò fino in fondo
Sono le parole che Calisto Tanzi ha detto al suo difensore, l'avvocato Fabio Belloni, nel corso di un incontro avvenuto nel carcere di San Vittore. Il legale ha spiegato che l'ex patron di Parmalat ha ribadito quanto già aveva esposto nella dichiarazione d'intenti consegnata due giorni fa al giudice Salvini: «Cercherà di fare il possibile per aiutare la procedura ad uscire dalle difficoltà in cui si trova». Belloni ha riassunto così il pensiero di Tanzi dopo aver ricordato che non si è opposto a qualsiasi tipo di rogatoria internazionale: «Se ci dovessero essere conti esteri, riconducibili al mio nome e che non conosco, i soldi depositati su quei conti devono essere considerati di proprietà del gruppo e Bondi è autorizzato a prenderli». I difensori sono al lavoro per preparare una ricognizione di tutti i beni che Tanzi ha inteso mettere a disposizione con la sua dichiarazione. «Così - ha concluso Belloni - potremo presentare un dettaglio operativo ai legali del commissario straordinario». Con alcune delle stesse accuse contestate, false comunicazioni sociali e reati relativi all' esportazione di valuta fuori dai canali consueti, Calisto Tanzi e Fausto Tonna finirono sul banco degli imputati sei anni fa a Parma ma furono assolti dal Gup Adriano Padula. La vicenda, secondo quanto ricostruisce la Gazzetta di Parma, risale al 30 giugno '92 e andò a sentenza nel 1998. Nel capo di imputazione si sosteneva che Tonna, come amministratore unico della Sata, in concorso con Tanzi, «esponeva fraudolentemente nel bilancio del '91 dati non rispondenti al vero, inserendo tra i costi pluriennali da ammortizzare una fattura emessa dalla International Services Sa di Lugano per un ammontare di 4 miliardi di lire relativa al pagamento di un debito personale del Tanzi nei confronti di un terzo. Pagamento in favore di quest'ultimo effettuato da Tonna su mandato di Tanzi». Il fatto è rilevato il 30 giugno '92 data di approvazione del bilancio. Per quanto concerne, poi, il reato di esportazione di valuta, l'accusa sosteneva che Tonna e Tanzi in concorso, incaricando la Cassa di Risparmio di Parma-filiale di Collecchio, facevano accreditare alla International Services la somma di 4 miliardi quale corrispettivo della fattura sul conto esistente presso la Discount and Trust Bank di Lugano. Nell'assolvere i due imputati (Tanzi per non aver commesso il fatto, Tonna perchè il fatto non costituisce reato), il Gup Padula evidenziava come la causale del pagamento effettuato da Sata risiedeva nell'adempimento della transazione anno '91 tra il gruppo Tanzi e un altro gruppo, con la quale si chiudeva una vicenda contrattuale iniziata nell'agosto '89.