Fi chiede le dimissioni di Fazio, la Cdl no
Il coordinatore del partito, Sandro Bondi, attacca Fazio, chiede maggiori controlli e accusa la sinistra di aver coperto eccessivamente alcune imprese. «Sono favorevole alla completa autonomia di Bankitalia - spiega Bondi in un'intervista al Giornale -. Tuttavia credo che, a questo punto, il governatore debba pur tener conto dell'orientamento generale della pubblica opinione, delle forze politiche e delle istituzioni». «Non si può rimanere "sereni" di fronte ad un evento del genere. Bisogna riflettere, interrogarsi, chiedersi se chi è investito di responsabilità di controllo abbia davvero fatto tutto il possibile per evitare ferite dolorose a tanti italiani». Per Bondi, la via indicata dal ministro dell'Economia, per la riforma delle autorità di tutela dei risparmiatori «è quella giusta». Di più: «Parmalat, così come Cirio, impone una riflessione profonda a chi come fazio si ispira ai principi cattolici. Per un cattolico, infatti, la coerenza è tutto. Non si possono enunciare solenni principi etici, non si può fare formale omaggio alla dottrina sociale della chiesa se questi principi poi - rincara Bondi - non vengono testimoniati nei propri doveri quotidiani». An prende tempo. Sulle responsabilità o meno del governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio nella vicenda Parmalat Gianfranco Fini non ha ancora preso una posizione ufficiale, fa sapere il capogruppo al Senato Domenico Nania, che si limita a dire solo che «è sin troppo evidente che ilsistema dei controlli non ha funzionato». Ma Riccardo Pedrizzi (An), presidente della commissione Finanze del Senato, non ha dubbi: «Non è così che si risolvono i problemi». Ma a difesa di Fazio si schiera anche chi lo ha attaccato. Come Bruno Tabacci (Udc), presidente della commissione Attività produttive di Montecitorio, che definisce «del tutto intempestiva» la richiesta di Bondi. «Prima niente, poi troppo. È bene - commenta ancora Tabacci - che Fi assuma una posizione equilibrata se vuole davvero governare il Paese. Far rotolare teste senza aver approfondito con serenità e con precisione questioni delicate aggrava la crisi del sistema finanziario del Paese». Neanche uno degli uomini più vicini a Tremonti segue Fi. «Non ha senso chedere le dimissioni del Governatore della Banca d'Italia», tuona il presidente della commissione Bilancio della Camera, il leghista Giancarlo Giorgetti, secondo il quale «non si può limitare tutto all'operato di Fazio. Il Governatore - aggiunge - non è certo in cima alla lista dei responsabili del crac dell'azienda». Anche l'opposizione fa muro. «Nel partito del presidente del Consiglio esiste un disegno politico finalizzato a giungere al controllo integrale sul sistema bancario italiano attraverso il dominio su Bankitalia», afferma il presidente dei senatori Ds. Mentre per la Margherita, Enrico Letta afferma che «se la linea della maggioranza è quella espressa da Bondi, il dialogo finisce prima di iniziare. Siamo interessati a discutere di riforme non a un regolamento di conti politico». Tremonti, forte del sostegno del suo partito, va avanti nel progetto di Authority per il risparmio, il cui disegno di legge di istituzione potrebbe essere varato al rpossimo consiglio dei ministri che si terrà venerdì (e non giovedì come inizialmente previsto). Il ministro delle attività produttive, in merito a quanto scritto dal Tempo ieri («Il Cicr del 16 ottobre era inutile») ha affermato: «I commenti riportati, che sarebbero stati rilasciati ai propri collaboratori in merito ai lavori del Cicr (comitato interministeriale credito e risparmio) sono del tutto fantasiosi e privi di ogni fondamento. Al contrario la stessa partecipazione del ministro Marzano alla riunione del Cicr prova l'importanza da lui attribuita alla stessa». Il ministro dell'Economia annuncia anche a livello internazionale il nuovo organismo di controllo. Per Tremonti, che non fornisce indicazioni sui tempi del processo di approvazione del nuovo organismo, «t