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Nelle banche Usa il tesoro di Tanzi

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Bondi agli istituti di credito: servono subito dai 50 ai 100 milioni

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La notizia è del giornale inglese «Observer» mentre fonti Usa negano che in America sia in corso un'indagine relativa alla Parmalat. Ma secondo indiscrezioni la caccia al tesoro di Tanzi si sarebbe concentrata soprattutto negli Stati Uniti. Infatti a soli due mesi dal crac Parmalat, Bank of America aveva raccomandato in un proprio studio i bond emessi dal gruppo alimentare prevedendo che gli obbligazionisti «pazienti» sarebbero stati «ben ricompensati». Lo ricorda il «Sunday Telegraph» citando una nota di Bank of America Securities del 6 ottobre. «Le statistiche sul credito Parmalat, la crescita consistente e la forte capacità di generare cassa da parte della Parmalat - scriveva Bank of America Securities nella sua analisi di ottobre - permetteranno un miglioramento del rating e un premio di rischio inferiore». Il 19 dicembre, però, Bank of America rivelò che i documenti della Bonlat che rivendicavano 4,9 miliardi di dollari di depositi erano falsi. Nelle sue raccomandazioni la banca d'affari annunciava di iniziare la propria copertura sul titolo Parmalat con una raccomandazione neutra «composita». Bank of America dava infatti una giudizio positivo («buy») sui prodotti, i marchi e le altre operazioni Parmalat, assegnando un voto neutro alla corporate governance e un giudizio più negativo («sell») alla struttura del capitale e alle politiche finanziarie. Intanto primo giro di vedute con le banche per il supercomissario di Parmalat Enrico Bondi, che sarà da oggi a Milano anche per chiedere agli istituti mezzi freschi per garantire il funzionamento del gruppo alimentare nei prossimi mesi. Rispunta intanto Citigroup, che cerca di ritagliarsi un ruolo di spicco nelle trattative con Bondi, proprio mentre la stampa internazionale teme il coinvolgimento nell'inchiesta delle principali banche Usa. Secondo le prime stime a Parmalat occorrono tra i 50 e i 100 milioni di euro, anche se probabilmente le sarà sufficiente ottenere linee di credito più vicine alla parte bassa del range. Con il congelamento delle posizioni seguito alla Prodi ter, infatti, il cash flow generato dall'attività ordinaria resta all'azienda e il meccanismo sembra per ora funzionare abbastanza bene per garantire in parte l'operatività. Dopo i contatti telefonici intrecciati con i banchieri durante le festività, Bondi, impegnato nel fine settimana a Collecchio con Guido Angiolini e gli advisor Mediobanca e Lazard, si dividerà già oggi tra la cittadina parmense e i primi appuntamenti a Milano. L'agenda di incontri nel capoluogo lombardo si dovrebbe poi infittire a partire dall'Epifania. Appare prematuro che Bondi possa sondare la posizione delle banche sul piano di salvataggio, che sarà in realtà presentato dal commissario straordinario solo a fine mese. Gli incontri dei prossimi giorni sono intesi soprattutto come un primo primo confronto sulla situazione di Parmalat, utile anche per possibili ed eventuali collaborazioni future. Escluso un summit allargato, prima tappa sarà con ogni probabilità Banca Intesa, una delle banche creditrici del gruppo alimentare che a dicembre hanno fornito a Collecchio la liquidità mancante consentendo di ripagare il bond da 150 milioni di euro in scadenza e di evitare il default. Tra gli altri interlocutori di Bondi ci potrebbero essere quindi anche Popolare di Lodi e Bpu, intervenute anch'esse nel bond rimborsato a dicembre, come pure Capitalia, dalla quale il commissario si avvia a incassare poco meno di 22 milioni di euro per la quota dell'1,5% di Mcc. Gli altri istituti esposti verso il gruppo alimentare comprendono Unicredit, Mps, Bnl, Bipielle, Credem e SanPaolo Imi.

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