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In una buca i conti falsi di Bonlat

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È il bilancio di Bonlat, che doveva rimanere nascosto in una buca scavata alle spalle della sede Parmalat e che invece è finito nelle mani dei magistrati di Milano. Sono tre foglietti in cui i contabili, a poche ore dall'esplosione del caso, avevano riassunto il bilancio della società «discarica» del gruppo, quella destinata a raccogliere tutti i debiti di Collecchio, la Bonlat appunto. A portare in procura i documenti è stato il contabile Gianfranco Bocchi, che ai magistrati ha spiegato: «Del Soldato mi aveva ordinato di distruggere tutti gli otto faldoni della contabilità. Io invece avevo pensato di nascondere tutto in una buca. Poi non l'ho più fatto». E i documenti, tra cui il bilancio, sono arrivati ai giudici. Dai tre foglietti emerge il vero ammontare del falso attivo di Bonlat e si scoprono le reali entità delle operazioni fantasma. La società raccoglieva le risorse finanziarie dalla controllante maltese, la Parmalat Capital Finance, che a sua volta contraeva prestiti infragruppo incamerando gran parte della liquidità che la Parmalat otteneva dai risparmiatori attraverso numerose emissioni obbligazionarie, e dalle altre imprese del gruppo.

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