Tanzi mette sul piatto tutti i suoi averi
Gli inquirenti però continuano a cercare il «tesoro». Negati ancora una volta gli arresti domiciliari
Ieri nel nuovo lungo interrogatorio di garanzia condotto nel carcere di San Vittore dal gip milanese Guido Salvini, l'imprenditore ha fatto allegare al verbale la sua dichiarazioni d'intenti. Intanto prosegue la ricerca del cosiddetto tesoro scomparso, che, negato più volte in questi giorni dai difensori, comunque rimane un obiettivo primario delle indagini. Non a caso l'interrogatorio di ieri è stato praticamente tutto incentrato sugli ultimi spostamenti all'estero fatti da Tanzi, cioè Lisbona e Quito. Un viaggio deciso «nell'imminenza del compleanno di mia moglie» aveva detto nei giorni scorsi l'imprenditore parmense senza essere creduto. Tanzi ha detto qualcosa in più su quel viaggio in Equador. Più che altro, pare di capire, ha indicato persone che lo hanno accompagnato o appoggiato in varie tratte. E anche se continua a ripetere di non aver tesori all'estero, al punto da ribadire la sua disponibilità a rogatorie oltre confine, l'ex patron del gruppo di Collecchio ha indicato, sui suoi spostamenti, tracce e dati che saranno ora oggetto di approfondimenti. E, almeno per questo fine settimana, Tanzi non vedrà gli inquirenti. Per lui non è ancora stato deciso nulla nemmeno riguardo ad un prossimo spostamento nel carcere di Parma, dove ieri sono finiti, ad esempio, Gianpaolo Zini e Lorenzo Penca, a San Vittore dalla mattina di San Silvestro. Intanto ieri Milano e Parma, di concerto, hanno dato parere negativo agli arresti domiciliari chiesti nuovamente dai legali di Tanzi. La «squadra» degli inquirenti tornerà al lavoro a pieno ritmo dalla prossima settimana. Nel frattempo i militari della Guardia di Finanza leggeranno e valuteranno con attenzione tutta la gran mole di atti e documenti sequestrati che, per il ritmo convulso che ha accompagnato l'avvio dell'indagine milanese, non ha potuto che essere valutata in modo superficiale. Anche se già da una prima lettura, dice un investigatore «sono emersi numerosi falsi». Di certo Milano ripartirà anche dalle banche, un capitolo già aperto mercoledì scorso a Parma con la testimonianza del presidente di San Paolo Imi, ma che proprio a Milano, che indaga per aggiotaggio, può riservare sviluppi non di poco conto. Su questo filone i magistrati debbono ancora riunirsi e decidere una linea da seguire.