«Se Sofri vuole la grazia la chieda ora» La Lega: piena responsabilità al capo dello Stato che è stato troppo interventista
Alla vigilia della conferenza dei capigruppo della Camera, chiamata, domani, a definire la tabella di marcia del testo, An e Lega hanno ipotecano pesantemente il provvedimento. Oltretutto, lo stesso condannato ha fatto su un importante quotidiano una acre dichiarazione che ha molto irritato ambienti della maggioranza. L'ex leader di Lotta Continua afferma tra l'altro che la condanna è stata pronunciata da giudici «contro la verità vera e contro le prove e le regole giudiziarie». Quindi, come ha osservato il ministro Gasparri, Sofri «non solo non accetta le sue responsabilità e non domanda la grazia, ma di fatto insieme a molti altri la esige come riparazione a una sentenza considerata contraria alla verità». Il ministro delle Comunicazioni, il quale ha fatto quindi intendere che per An non c'è tutta questa fretta di aprire le porte del carcere per Sofri perché dopo quelle parole, sarebbe una «offesa alla memoria di tutti i rappresentanti dello stato uccisi dal terrorismo». Poi, il coordinatore di An Ignazio La Russa, ha dichiarato che a questo punto è l'interessato che deve chiedere la grazia. Sarà proprio questa la «significativa modifica» alla pdl Boato che An avanzerà, lunedì alla capigruppo. Inoltre, An chiederà anche che la proposta del parlamentare Verde marci di pari passo con il provvedimento a favore dei parenti delle vittime del terrorismo, e che «non vi siano forzature si tempi della legge Boato». Una linea su cui si è in parte sintonizzato il ministro Carlo Giovanardi (Udc). Anch'egli non ha apprezzato l'intervento dell'ex leader di lotta continua: «Il Parlamento - ha detto - dovrà subordinare la possibilità della concessione di grazia alla richiesta da parte dell'interessato, convincendo così i tanti che come me ritengono giusta la sentenza di condanna per il Sofri di trent'anni fa e inutile la permanenza in carcere per il Sofri di oggi». La Lega intanto non cambia parere, come ha ripetuto Castelli che però si è detto «assolutamente favorevole» ad una legge che affidi esclusivamente al Capo dello Stato la possibilità di concedere la grazia. L'acceso confronto politico sulla questione non ha risparmiato il Colle, preso di mira da Bossi che ha definito Ciampi «troppo interventista» su Sofri mentre «non si è mosso» per i «serenissimi». E Calderoli non ha pesato le parole quando ha chiesto a Ciampi di «non rendersi complice della legge Boato, cioè di un vero e proprio attentato alla Carta costituzionale di cui egli è il garante». Sulla vicenda è sceso in campo anche Francesco Storace per il quale «o la grazia è per quanti hanno vissuto un'intera stagione politica oppure è bene che non ci siano privilegiati». Il presidente della Regione Lazio ha inoltre «richiamato» il suo partito ad una risposta chiara: la questione non deve essere legata alla forma, ossia se la grazia debba essere chiesta o meno, ma alla sostanza, ossia se deve essere data o meno.