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L'azzurro Bondi: «Il problema è serio, non si può ridurre a uno scontro tra due persone»

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Due i fronti sui quali si consuma la polemica: uno è quello tutto politico e che coinvolge le varie anime di An (dopo le dichiarazioni contro Consob e Bankitalia di Ignazio La Russa) e dell'Udc. L'altro è generato dalle affermazioni del presidente della Confindustria Antonio D'Amato, che invita a non fare di tutta l'erba un fascio affermando che il sistema delle imprese italiane è solido e sano. «Sul caso Parmalat - tuona Ignazio La Russa - ci sono responsabilità enormi, sicuramente a partire dalla Banca d'Italia e dalla Consob. E trovo curioso il sistema di scrollarsi di dosso l'acqua come fanno i cagnolini». Secondo il coordinatore di An, dunque, «è evidente» che il sistema dei controlli non ha funzionato e va riformato «senza riguardi per nessuno». La Russa, poi, ridimensiona la bozza di legge preparata dal ministro delle Politiche Agricole e collega di partito, Gianni Alemanno, che in sostanza conserva gli attuali poteri di palazzo Koch in materia di concorrenza e vigilanza bancaria: «È solo - taglia corto lodando il lavoro del ministro dell'Economia Giulio Tremonti - un contributo alla discussione e non può essere considerata la proposta del partito». È vero, tiene a precisare Alemanno, che si tratta solo di materiale utile al dibattito, ma «è frutto di un lavoro al quale hanno contribuito in maniera determinante il presidente Pietro Armani e il viceministro Mario Baldassarri, oltre ad avere l'assenso del presidente Riccardo Pedrizzi, cioè tutte le principali persone che si occupano di economia all'interno di Alleanza Nazionale». L'attacco di La Russa, poi, non convince il capogruppo dell'Udc alla Camera Luca Volontè, che parla di «opinioni rispettabilissime, ma premature». Prima di tutto, secondo Volontè, occorre «capire ciò che è accaduto e qualsiasi idea precostituita fa parte dello scontro tra istituzioni». Un concetto simile a quello espresso ieri dal vicepresidente Ivo Tarolli, «bacchettato» dal sottosegretario al Tesoro (sempre Udc), Gianluigi Magri, che lo definisce «persona di grande serietà e competenza, ma nella vicenda Parmalat non può essere ostaggio della sua amicizia personale con il Governatore Fazio». Ci poi le parole di Antonio D'Amato, nella quale il presidente della Confindustria sostiene che «il sistema delle imprese italiane è solido e sano e, come ha sottolineato lo stesso Ciampi, non si può fare di tutta l'erba un fascio», aggiungendo che i vertici istituzionali devono «smettere di litigare». Tesi che non convincono governo e maggioranza. Secondo il sottosegretario all'Economia Maria Teresa Armosino (Forza Italia), «ridurre a sole questioni personali un problema "strutturale" come quello dei corporate bond, che non si limita ai casi Cirio e Parmalat, ma che investe il risparmio degli Italiani e la reputazione del Paese nel suo complesso è inaccettabile». Significa, insomma, «difendere, depistare, deviare. È solo strumentale equiparare chi denuncia un fatto strutturale e chi copre responsabilità personali». «Sorpreso» per le dichiarazioni di D'Amato, «che riducono un problema serio e drammatico» a uno scontro Tremonti-Fazio, è anche il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi.

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