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A caccia del tesoro Si cerca in Equador

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La domanda è una sola: che fine hanno fatto i soldi del gruppo alimentare? E soprattutto dove si trovano i fondi che sarebbero stati distratti dalla società per finire nelle casse personali dell'imprenditore parmense? Si parte dall'Equador sopratutto perché è stato l'ultimo paese visitato dall'ex patron din Parmalat prima del rientro in Italia e dell'arresto a Milano. È stato lo stesso imprenditore a rivelare due giorni fa nel corso dell'interrogatorio, che quello era stato l'ultimo paese da lui visitato. Ieri gli inquirenti hanno avuto i primi riscontri e si sono gettati alla ricerca di eventuali conti correnti bancari legati a Parmalat là. Gli investigatori sono stati insospettiti nel corso dell'interrogatorio sulle attività di Tanzi in Equador perché quando gli hanno chiesto maggiori dettagli sulla sua permanza, lui avrebbe replicato seccamente: «Non rispondo», aggiungendo ironico «volevo andare alle Galapagos ma mi avete fermato prima». L'Equador, secondo le indagini, sarebbe il paese ideale per nascondere i presunti 800 milioni di euro che Tanzi avrebbe distratto dalle casse della Parmalat in quanto non batte moneta propria, ne fa la funzione il dollaro, e non presenta problemi di cambio. Il paese sudamericano nel '98 ha subito un collasso del sistema bancario. La Parmalat è tra le poche aziende italiane presenti sul mercato dell'Equador per il quale l'Italia è il secondo partner commerciale. Nel 2000 venne accusa dai giornali locali di aver avviato una speculazione, aumentando i prezzi dei prodotti eccessivamente in relazione all'effettiva svalutazione della moneta locale. I magistrati cercano soprattutto allestero quello che potrebbe essere il vero tesoro di Tanzi. Per avere una dimensione dell'effettiva presenza di Parmalat bisogna ricordare che oltre il 57,5% del fatturato del gruppo proviene dall'America (il 34,9% dal Nord e Centro e il 22,6% dal Sud).

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