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SVOLTA nelle indagini sull'inchiesta Parmalat.

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E nell'intervallo dell'interrogatorio dei due ex direttori finanziari, Alberto Ferraris e Luciano Del Soldato, e del legale Gianpaolo Zini, i pm Francesco Greco ed Eugenio Fusco hanno potuto affermare: «abbiamo capito quasi tutto». E aggiungere subito dopo che «era necessaria tempestività». Accelerazione, che si è avuta anche sull'altro fronte giudiziario, quello di Parma, con un summit presso la procura della Repubblica e gli avvisi di garanzia, in queste ore, alle stesse persone indagate a Milano. Amministratori, sindaci e uomini della Deloitte & Touche, la primaria società di revisione del gruppo di Collecchio, che contribuirono all'approvazione del bilancio 2002 di Parmalat Finanziaria sono caduti sotto la lente del pm Greco, al quale si sono affiancati i colleghi Fusco e Carlo Nocerino. Con una scelta anticipata in mattinata dal procuratore aggiunto, Angelo Curto, responsabile del dipartimento contro i reati finanziari della procura milanese, vista la complessità dell'inchiesta. Secondo Curto la situazione del dissesto Parmalat è «piuttosto chiara» e «i falsi sono evidenti». «Oltre al falso iniziale - ha commentato il magistrato - ne stanno emergendo altri». Da quanto emerso i vertici di Parmalat sono arrivati a usare lo scanner per riprodurre sui documenti il logo di Bank of America, mentre qualcuno a Collecchio, una decina di giorni fa, avrebbe distrutto tutti i documenti contraffatti che i militari del nucleo provinciale della Guardia di Finanza milanese stanno cercando di recuperare da un computer già individuato. Bonlat, la holding off shore con sede alle Cayman accreditata di una liquidità pari a 3,95 miliardi di euro poi smentita dalla Bank of America, «è una delle tante manipolazioni di bilancio». Anzi, di più. Perchè i bilanci della Bonlat certificati (almeno per quello 2002 dalla Grant Thornton) «in genere non sono attendibili». Sull'entità del buco nessuna previsione. «Cifre io non ne faccio, non do i numeri. Non siamo al lotto», ha detto Curto. Anche se, come sottolineato da Parma dal pm Ioffredi, un buco Parmalat «di queste dimensioni non crediamo assolutamente sia frutto di un'opera di pochi mesi, nè dell'opera di una persona sola». Oggi è atteso a Parma un confronto col pm milanese Francesco Greco. Secondo Ioffredi l'inchiesta del capoluogo lombardo prende le mosse «dalle falsità relative ai documenti che attestavano la presenza di fondi presso la Bank of America. Noi, invece, ci stiamo muovendo in maniera complessa cercando di far emergere tutto ciò che è stato commesso nel corso di questa vicenda. Per questo ci vorrà tempo, calma e serenità». La Procura di Parma sta procedendo ipotizzando in particolare il reato di false comunicazioni sociali, reiterato nel tempo, lasciando la porta aperta anche ad accertamenti per altri reati ancora da identificare. Inoltre è stato nominato quale consulente in materia tecnico-bancaria Alberto Nobolo. «Cercheremo di dare ai risparmiatori - ha concluso il pm - accertamenti rapidi e certi, così come i colleghi di Milano».

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