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Parmalat, in arrivo la variante «Prodi ter»

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Un decreto eviterà la sostituzione del presidente con un commissario. Paracadute per le banche

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Il consiglio dei ministri di oggi varerà un decreto che dovrebbe fornire una via d'uscita alla crisi del gruppo di Collecchio e tutelare i risparmiatori. Inoltre verrebbe messo anche un paracadute per le banche in modo da evitare che la crisi Parmalat abbia un impatto dirompente anche sui conti degli istituti bancari. Il provvedimento messo giù a gradi linee nell'incontro pomeridiano tra il presidente Bondi e il ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano (oltre due ore di colloquio) è stato limato dai tecnici durante tutta la notte. Marzano ha spiegato che «saranno presentate delle ipotesi per la riforma delle crisi aziendali. Ipotesi che consentano di affrontare in modo più efficace e celere casi come quello della Parmalat». Il provvedimento che sarà esaminato oggi conterrà «modifiche all'attuale procedura della trattazione delle crisi aziendali - ha ribadito il ministro - per affrontare in modo più efficace e celere casi come quello della Parmalat, casi simili sotto il profilo della dimensione aziendale anche con l'obiettivo di preservare la continuità aziendale». In cosa consiste il provvedimento? Si tratterebbe in sostanza di una correzione della Prodi bis in modo da consentire a Bondi di restare al vertice del gruppo e guidarne il risanamento. Al tempo stesso verrebbero sterilizzate le richieste dei fornitori. I creditori non potrebbero intentare un'azione giudiziaria per ottenere il fallimento della Parmalat. La Prodi bis è studiata per i grandi gruppi in crisi non temporanea e prevede il passaggio della gestione ai commissari. Questo vuol dire che Bondi dovrebbe lasciare la Parmalat. Ma siccome Bondi è una figura di garanzia per i mercati la sua fuoriuscita sarebbe un altro grave colpo per la Parmalat. Di qui la variante della Prodi bis. Una sorta di Prodi ter che aprirebbe un paracadute anche sulle banche. Gli istituti bancari esposti verso il gruppo di Collecchio non sarebbero costretti a iscrivere nel bilancio 2003 i crediti verso Parmalat come sofferenze ma potrebbero spalmarli negli anni. Le banche già gravate dalla vicenda Cirio verrebbero alleggerite di quest'altro onere. E ieri è venuta anche la conferma dell'esposizione della Bnl che ammonta a circa 110 milioni di euro. Il presidente Abete ha precisato che il rischio per il gruppo «è per la banca intorno ai 55 milioni e per il gruppo factoring di un ammontare equivalente. Solo una parte di questo rischio è di credito per cassa, il resto sono crediti commerciali, e come tali hanno livelli di solvibilità maggiori». Novità dovrebbero arrivare oggi anche dall'interno di Parmalat. È previsto un consiglio d'amministrazione straordinario. La Consob ha chiesto all'azienda di Collecchio a livello informale un ulteriore aggiornamento sulla situazione finanziaria del gruppo e sulle varie ipotesi di ristrutturazione del debito. Intanto anche da Bruxelles si segue la vicenda con grande attenzione. Il Commissario alla concorrenza Mario Monti ha precisato che un eventuale intervento del governo italiano per far uscire la Parmalat dalla crisi è possibile, ma a condizione che sia concordato con la Commissione europea. Nel caso in cui il governo decida «misure urgenti», ha aggiunto, «allora sicuramente la Commissione le esaminerà con altrettanta urgenza» poichè «siamo pronti a fare la nostra parte il prima possibile».

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