Oggi secondo round governo-sindacati: la ripresa del dialogo è sempre appesa a un filo Pensioni, incontro decisivo a Palazzo Chigi
È l'ultimatum dei sindacati alla vigilia di quello che dovrebbe essere l'incontro decisivo sulla riforma previdenziale. Decisivo per verificare se ci sono o meno i margini per un confronto. In casa sindacale si respira pessimismo e il rischio di una rottura già questa mattina a Palazzo Chigi appare molto elevato. Il 10 dicembre, al termine della precedente riunione, il vicepremier Fini lo aveva detto: «Il dialogo è appeso a un filo». E in effetti la strada è più che in salita. Le posizioni in campo restano al momento inconciliabili e cristallizzate, col Governo che continua a chiedere una proposta alternativa a quella contenuta nella delega e Cgil, Cisl e Uil che insistono per ripartire da zero, accantonando quella delega e avviando una discussione a 360 gradi sul welfare. «Il confronto sulla riforma del sistema previdenziale deve essere a tutto campo e non un esame nel quale il Governo interroga il sindacato», ha ribadito il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, per il quale il sindacato ha «un'opinione unitaria» su ogni punto della riforma. Difficile, però, che oggi si possa già entrare nel vivo delle questioni aperte. «Per prima cosa - spiega il numero due della Uil, Adriano Musi - noi chiederemo al ministro Tremonti di conoscere i conti che finora ci sono stati negati e che portano il Governo a sostenere la necessità della riforma. Solo dopo aver fatto chiarezza sui numeri - ha aggiunto Musi - sarà possibile cominciare a ragionare di eventuali interventi. Certo - ha proseguito - se il Governo ci ribadirà che la delega in discussione al Senato è l'unica proposta in campo e che l'obiettivo resta quello di risparmiare lo 0,7% del Pil con le pensioni, allora le posizioni saranno definitivamente inconciliabili e la rottura inevitabile, già domani. Noi - ha concluso - siamo convinti che a pagare quello 0,7% non devono essere solo i lavoratori dipendenti, e siamo pronti a dimostrarlo». Stesso ragionamento in casa Cgil. «In primo luogo - afferma la segretaria confederale Morena Piccinini - chiederemo di capire come fanno a prevedere una gobba dei conti pensionistici che arriva al 16% tra il 2015 e il 2030».