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Gli allevatori pontini sul sentiero di guerra

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Uno scenario inquietante. E ora il rischio che uno dei riflessi del crack Parmalat, la tenuta della Centrale del latte di Roma, rischi di travolgere un settore che è perno del sistema-pontino con migliaia di aziende legate a filo doppio al marchio caseario romano. C'è tensione fra gli allevatori pontini per il mancato pagamento di cinque-sei mesi di conferimento. E c'è allarme nel mondo sindacale. Lo conferma Salvatori, presidente regionale Cia: «C'è un fiorire di assemblee nelle cooperative. Vogliamo evitare allarmismi - racconta - ma crediamo di dover pretendere anche delle garanzie per il futuro»: cosa sta accadendo? E' presto detto. La Centrale del Latte potrebbe non essere in grado, nelle prossime ore, di raccogliere tutto il latte conferito dalla cooperative pontine e della campagna a Sud di Roma e gli allevatori, vista l'estrema deperibilità del prodotto, potrebbero essere costretti a buttare via quintali di latte. E la vicenda ha un episodio lontano, quando migliaia di litri di latte in una fase acuta delal difesa del prezzo di vendita alla stalla finì nelle fontane di latina sotto gli occhi di una popolazione incredula. E non basta. La conseguenza più plausibile della crisi è a media scadenza: i tempi di pagamento del prodotto conferito - già lunghi - potrebbero raddoppiarsi, generando crisi di liquidità inaccettabili per gli allevatori. Il problema, spiega Salvatori, è che qui non ci si trova di fronte ad una crisi di mercato risolvibile con strategie di marketing. Questa è una crisi finanziaria spaventosa, che richiede un intervento forte e concreto anche dalle istituzioni pubbliche. Tutto questo per dire che difficilmente è ipotizzabile una rapida soluzione. E questo preoccupa gli allevatori, che si stanno organizzando per cercare di far sentire la loro voce. «Il problema vero - aggiunge Pasquale Verrengia, segretario provinciale della Cisl - è che queste vicende di alta finanza si aggiungono alle problematiche locali, provocando un mix che legittima allarmi seri sul nostro futuro».

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