Decreto tv, sei mesi prima della nuova Gasparri
E sarà in quella sede che il governo dovrà dare il via libera al decreto in grado di scongiurare l'immediato trasloco di Rete4 sul satellite e il congelamento della pubblicità per Rai 3. In questo modo il governo avrà tempo di modificare, tenendo conto delle osservazioni giunte dal Quirinale, l'assetto complessivo della legge Gasparri, anche se nei piani che si stanno limando in queste ore si punta ad avere più tempo. Il progetto è quello di concedersi un tempo totale tra i quattro e i sei mesi per correggere la legge. Una strada che, se troverà l'assenso delle forze parlamentari di maggioranza, potrebbe prevedere almeno una proroga per il decreto che verrà approvato domani. Se passa questa soluzione è probabile che il provvedimento si limiterà ad intervenire per evitare conseguenze a Rete4 e Rai 3, senza entrare nel merito delle osservazioni di Ciampi. La questione sarà già oggi all'esame del direttivo Udc, inizialmente fissato per l'inizio di gennaio, ma anticipato in tutta fretta per consentire un esame collegiale delle principali questioni sul tappeto. Oltre all'attegiamento da tenere sulla legge Gasparri, il segretario Marco Follini metterà al centro della discussione anche la revisione della par condicio. Una mossa annunciata e difesa da Berlusconi, che trova l'Udc nettamente contraria. Sulla Gasparri l'attegiamento dell'Udc è comunque possibilista. «È chiaro che un decreto deve servire solo a rispondere a una situazione di emergenza - ha spiegato Follini - mentre il nostro vero obiettivo dovrà essere quello di tornare a realizzare la normalità». Via libera quindi al decreto a patto che subito dopo si lavori a correggere la legge. «Diciamo che le osservazioni di Ciampi devono indurci ad aprire i tempi supplementari per una riflessione parlamentare sulla Gasparri». L'appuntamento è quindi rinviato alle aule parlamentari. Ma per l'opposizione il varo del decreto rappresenta un vero colpo di mano, specie se a firmarlo sarà il presidente Berlusconi. Soluzione comunque obbligata, visto che un atto di questo genere deve necessariamente essere controfirmato dal presidente del Consiglio. Nella conferenza stampa di fine anno Berlusconi ha comunque assicurato che la sua firma sarà solo un atto dovuto, visto che non parteciperà direttamente nè alla scrittura del decreto, nè alla successiva discussione parlamentare. Intanto, il Cdr del Tg1 definisce «il regalo di Natale dell'azienda a Berlusconi» la scelta della Rai di mandare in onda quasi tutta la conferenza stampa del premier, facendo slittare di circa 40 minuti l'edizione delle 13,30 del Tg1. «La conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio sforata di 40 minuti - affermano i componenti del Cdr - ha beneficiato degli ascolti sottratti all'edizione delle 13,30, andata in onda quando di solito è già ampiamente finita, di fatto cancellandola». Per Francesco Giro, responsabile di Forza Italia per i rapporti con il mondo cattolico «l'ottimo risultato ottenuto in termini di ascolti Rai dalla conferenza stampa di fine anno di Silvio Berlusconi è la dimostrazione che i cittadini italiani hanno fame di informazione sul lavoro finora condotto dal governo». «È per questo che la conferenza del premier - continua - è diventata negli anni un appuntamento ricorrente importante ed è per questo che viene trasmessa in diretta televisiva sul principale canale Rai». «La polemica sollevata dalla sinistra - osserva ancora Giro - appare strumentale e frutto di rancore politico ed invidia per la brillante prova del presidente del Consiglio».