Vertenza trasporti, trattative a oltranza
L'esecutivo fissa 80 euro di aumento mensile, i sindacati ne chiedono 106, le aziende ne offrono 41
Ma ormai alla stretta finale. Va avanti ad oltranza, il «tavolo» di governo e sindacati sul rinnovo del contratto dei lavoratori dei trasporti pubblici. Gli incontri sono ripresi ufficialmente ieri sera alle 20 al ministero del Welfare, dopo la rottura sfiorata tra governo, sindacati e aziende, la spaccatura di Cgil-Cisl-Uil e, faticosamente, il ricompattarsi dei sindacati stessi su una linea comune. La crisi è esplosa dopo ben dodici ore di confronto «no stop» e dopo che il governo aveva avanzato una proposta che appariva risolutiva (quella di finanziare il rinnovo con l'aumento delle accise sulla benzina). A notte inoltrata, il ministro del Welfare Roberto Maroni, il sottosegretario allo stesso dicastero Maurizio Sacconi e il sottosegretario alle Infrastrutture e ai trasporti Paolo Mammola avevano illustrato ai sindacati la proposta «ultimativa» di chiudere il secondo biennio contrattuale (2002-2003) con un aumento medio mensile di 80 euro, contro i 106 richiesti dai sindacati e i 41 proposti dalle aziende. La proposta governativa prevedeva anche di indennizzare i lavoratori per i due anni di «vacatio» contrattuale, con una «una tantum» di 500 euro. Di fronte al rifiuto dei sindacati, il governo ha corretto il tiro e ha migliorato la proposta, innalzando l'«una tantum» a 600 euro. «A fronte di questa nuova proposta che il governo ritiene non modificabile - aveva riferito il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti - la Cisl, come anche a un altro tavolo la Cisal e la Ugl, hanno mostrato la loro disponibilità a firmare l'accordo, mentre la Fit-Cgil e la Uiltrasporti non hanno ritenuto sufficiente la proposta e hanno chiesto un ulteriore aumento dell'una tantum». Duro anche il sottosegretario al Welfare che ha commentato ironicamente l'atteggiamento della Cgil: si è comportata come «quelli che fanno spogliare una donna e poi la rifiutano perchè ha un brutto naso». Alle 5 del mattino i «giochi» si sono interrotti e la parola è passata ai sindacati. Cgil, Cisl e Uil hanno convocato una riunione alle 11 e poi l'hanno spostata alle 15, su richiesta della Cgil. Infine, l'incontro per fare il punto della situazione è scivolato alle 18. «L'una tantum di 600 euro è del tutto inaccettabile: è un importo troppo lontano dalle nostre richieste e che i lavoratori non accetterebbero» aveva commentato il segretario generale della Uil Trasporti Sandro Degni. La soglia minima sotto la quale non si può scendere, aveva precisato, è pari a mille euro. Critico anche il segretario della Cgil Guglielmo Epifani secondo il quale «la situazione difficile del settore non è da collegare soltanto al rinnovo contrattuale, ma anche a un'adeguata politica del governo». Alla fine la spaccatura si è ricomposta e il sindacato si è trovato d'accordo su una posizione unitaria. Così si è presentato al tavolo del governo.