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di ELVIO SARROCCO IL decreto salva-tv potrebbe essere approvato dal consiglio dei ministri martedì 23.

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Se ci sarà il via libera di tutti, ha reso noto il vicepresidente del gruppo di Forza Italia a palazzo Madama, Lucio Malan, il provvedimento sarà presentato al Senato. Malan ha anche fatto presente che il testo della legge è pronta dal 25 novembre, molto prima quindi che venisse approvata la legge Gasparri. La legge impone alle forze politiche nelle emittenti televisive e radiofoniche pubbliche e private spazi proporzionali ai consensi elettorali che hanno ottenuto nella precedente competizione. Nelle elezioni politiche il termine di riferimento saranno le coalizioni. La pubblicità politica sulla carta stampata viene di fatto liberalizzata. Il rinvio di qualche giorno del decreto su Retequattro è dovuto al fatto che il governo sta cercando di preparare un testo che possa essere accolto da una parte dell'opposizione, quella che si è detta disposta a votarlo se saranno recepite le osservazioni fatte da Ciampi. La polemica sulla legge Gasparri, e di conseguenza sul decreto salva Retequattro, è resa più incandescente dall'intenzione di Berlusconi di modificare la legge sulla par condicio in vista delle elezioni europee di giugno. A dare in parte ragione al presidente del consiglio è stato il presidente del Senato Marcello Pera. Il problema della par condicio, ha affermato Pera, «non si porrebbe se in Italia ci fossero tutti editori puri perchè ciascuno ospiterebbe liberamente le opinioni». La sinistra, prima di esprimere un giudizio sul decreto legge su Retequattro e Raitre, attende di conoscere il testo. Per Piero Fassino un voto a favore è possibile soltanto ad una condizione: se nel decreto è scritto chiaramente che Retequattro continuerà a trasmettere in chiaro fino ad una scadenza certa, entro la quale Mediaset si impegna a venderla. Una ipotesi che ha provocato reazioni negative nel Centrodestra. No ad una «proposta espropriativa», ha affermato il capogruppo dei senatori di An Domenico Nania, che rispecchia la «filosofia della sinistra italiana», quella di «togliere qualcosa a qualcuno» non tenendo nella dovuta considerazione che Retequattro «rispecchia tradizioni e cultura italiane che vanno tutelate».

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