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L'APPELLO di Ciampi per il dialogo sulla giustizia mette le ali alla riforma dell'ordinamento giudiziario.

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Ieri l'aula di Palazzo Madama ha approvato uno dopo l'altro i primi quattro articoli del provvedimento, più l'articolo sei sulla Cassazione: è passato il principio della separazione delle funzioni di giudici e pm, che entreranno in magistratura con due concorsi separati e non potranno passare da una funzione all'altra prima di cinque anni. La mina degli esami obbligatori per fare carriera, su cui c'era il no dell'Udc oltre che dei rappresentanti della magistratura, è stata disinnescata: per le carriere direttive si torna al concorso per titoli, mentre l'esame resta solo per i gradi più alti delle carriere togate. Ha avuto il via libera anche la nuova scuola superiore della magistratura, che avrà il compito di formare giudici e pm durante la loro vita professionale. L'Ulivo, pur restando sulla linea del no alla riforma, ha scelto la strada del dialogo, ottenendo l'approvazione di un suo emendamento: i magistrati impegnati nella gestione di processi particolarmente complessi, grazie ad esso, potranno restare in servizio nel loro ufficio anche alla scadenza dei dodici anni oltre i quali scatta l'obbligo di cambiare sede. Il ministro Castelli, sulle prime aveva dato un parere negativo («Che vuol dire processi complessi? È una definizione troppo vaga, alla fine si finirà per dare al Csm il potere di lasciare i magistrati nelle sedi anche alla scadenza del loro incarico»), ma poi, sollecitato dal relatore Luigi Bobbio, ha deciso di rimettersi al parere dell'aula . «Voglio testimoniare - ha detto - il notevole sforzo di mediazione che il governo e la maggioranza stanno compiendo». In questo clima natalizio di scambio di cortesie, il centrodestra non ha avuto nulla da obiettare quando, nel tardo pomeriggio, il diessino Giuseppe Ayala ha proposto di sospendere l'esame della riforma per riprenderlo, con più calma, a gennaio. Il relatore Bobbio e il presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama Antonio Caruso, alla fine della seduta, non hanno nascosto la loro soddisfazione: «Il clima è costruttivo - ha detto Caruso - e a questo punto è molto verosimile che a gennaio possa esserci il sì definitivo del Senato». «Siamo ormai a metà del lavoro - gli ha fatto eco Bobbio - e non credo si possa più parlare di un no pregiudiziale da parte dell'Ulivo».

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