Cambierà la par condicio ma l'Udc non è d'accordo
È una delle materie su cui dovremo discutere dal 7 gennaio, ha affermato precisando anche che non c'è ancora alcuna decisione sulla sua candidatura alle elezioni europee di giugno. Se ne parlerà a metà gennaio. Ed è subito polemica sull'intenzione del premier di voler cambiare la par condicio da sempre ritenuta da Berlusconi un «bavaglio» per i partiti impegnati nella campagna elettorale. Due le principali modifiche allo studio, stando alle indiscrezioni. La prima: gli spazi di comunicazione politica in tv andrebbero suddivisi non in parti uguali per tutti i partiti, ma in misura proporzionale rispetto al peso elettorale dei gruppi politici. La seconda: gli spot in tv dovrebbero essere liberalizzati ed a pagamento. Il progetto di Berlusconi ha provocato dure reazioni da parte delle opposizioni che vogliono mantenere la legge così com'è, ma anche giudizi contrastanti nella Casa delle Libertà. An e la Lega sono a favore delle modifiche, mentre l'Udc è nettamente contraria. «Non è un'eresia modificarla», è il parere di Gianfranco Fini. Il leader di An ricorda che il suo partito era contrario alla par condicio quando era all'opposizione e quindi non può essere a favore ora che è al governo. «Noi siamo stati ferocemente contrari al modo in cui veniva regolamentata la materia», ha affermato il coordinatore di An Ignazio La Russa. D'accordo con An è la Lega. Davide Caparini, responsabile della comunicazione del Carroccio, ha fatto presente che questa legge fu voluta dal Centrosinistra soltanto per «colpire Berlusconi sull'utilizzo degli spot elettorali». L'Udc è invece contraria a modificare la legge. Continuo a vedere con favore la par condicio, ha spiegato Marco Follini, perchè ritengo che sia giusto che tutti i partiti prima di una consultazione elettorale partano dallo stesso punto». Dalle opposizioni si è levato un coro di no al progetto di Berlusconi. «Ho l'impressione - è il commento di Piero Fassino (Ds) - che Berlusconi abbia «una paura tremenda di perdere le elezioni» e perciò tenta di «alterare le regole in suo favore». Secondo il capogruppo dei Ds alla Camera Luciano Violante una proposta del genere aprirebbe «un altro scontro frontale tra opposizione e maggioranza». Siamo all'«avventurismo politico», denuncia il diessino Giuseppe Giulietti mentre per Paolo Gentiloni della Margherita cambiare la par condicio sarebbe «uno schiaffo alla dialettica tra maggioranza ed opposizione». Significherebbe, accusa il capogruppo Ds in commissione di vigilanza Rai, Antonello Falomi, che il presidente del consiglio si appresta a giocare la prossima partita elettorale «con le carte truccate dal potere del danaro». E.S.