L'Ulivo si divide sul decreto per Retequattro
Ed ora, ha affermato il leader dei Ds alla Camera, per sanare la questione di Retequattro «state pensando di far firmare il decreto dal vostro vicepresidente del consiglio: se non ci fosse conflitto d'interesse - si chiede Fassino - questo decreto non dovrebbe essere firmato dal presidente del Consiglio?». In attesa del varo del decreto legge su Retequattro e Raitre divampa la polemica esplosa dopo il rinvio alle Camere da parte di Ciampi della legge Gasparri sulla riforma del sistema radiotelevisivo. L'Ulivo è spaccato sul decreto. E invita la maggioranza a modificare in Parlamento la legge Gasparri tenendo conto delle osservazioni di Ciampi. In questa vicenda, ha affermato Massimo D'Alema, il Capo dello Stato ha svolto il suo ruolo in modo ineccepibile e Berlusconi ora sarebbe un «irresponsabile» se volesse «proseguire lo scontro». Il presidente del consiglio, afferma D'Alema, dovrebbe rendersi conto che si trova in uno stato di diritto dove ci sono limiti all'azione di chi governa. L'Ulivo contesta anche la tesi della Cdl che la mancata approvazione della legge Gasparri entro il 31 dicembre comporti delle conseguenze per Raitre, oltre che per Retequattro. Il termine del 31 dicembre fissato dalla Corte Costituzionale, ha affermato il presidente della commissione di vigilanza sulla Rai, Claudio Petruccioli (Ds), sicuramente è riferito a Retequattro che dovrà trasmettere via satellite, ma non necessariamente si estende a Raitre che dovrebbe trasmettere senza pubblicità. Sul decreto nell'Ulivo ci sono opinioni contrastanti. Per il capogruppo dei deputati Ds Luciano Violante i diessini lo potrebbero votare se il provvedimento recepirà le principali indicazioni di Ciampi. Perciò bisognerà aspettare di vedere cosa farà il governo. I Ds, comunque, sono disponibili a prendere in esame un provvedimento che salvi il posto di lavoro dei dipendenti di Retequattro. Favorevole al decreto è anche Clemente Mastella (Ap-Udeur), purchè il provvedimento abbia una validità di breve durata. La Margherita è invece decisamente contraria al decreto. Non lo voteremo mai, ha annunciato Enrico Letta, responsabile economico del partito di Rutelli, «perchè non siamo disponibili a pasticci». Per il capogruppo Pierluigi Castagnetti si tratterebbe di un provvedimento incostituzionale. La Margherita è invece disponibile a discutere della legge Gasparri se verranno accolte le osservazioni di Ciampi. Il governo, secondo Fausto Bertinotti (Prc), si è ora cacciato in un «pasticcio orribile» e il presidente del consiglio non può firmare il decreto perchè «scatterebbe il conflitto di interesse».