INTERVISTA / Il presidente di Bnl: pronti a cogliere le opportunità di mercato già nel 2004
Il lungo corso da imprenditore "puro" prima e imprenditore "politico" dopo, con la presidenza della Confindustria, gli ha permesso di allenarsi ad esternare. Ora, da banchiere, è più attento a scegliere le parole e a misurarle, una per una. Sa che il numero e la varietà dei nuovi soci che sono spuntati durante gli ultimi mesi nel capitale della Bnl rappresenta un fenomeno insolito. E replica: "Ogni investitore che scelga il titolo Bnl è ben gradito da noi, dal management, perchè chiunque investa in questa banca dimostra di avere fiducia in essa". D'accordo, presidente, ma ora risponda da leader imprenditoriale e non da banchiere. Insomma, parli chiaro: lei sa benissimo che molti spiegano questa "pioggia" di acquisti su Bnl con l'attesa di qualche imminente sconvolgimento che possa cambiare la proprietà della banca e spalmare plusvalenze speculative su tutti... "Conosco questa intepretazione ma non la condivido. E, quantomeno, credo che i fatti s'incaricheranno di dimostrare che le ragioni vere sono altre". Quali? "Veda, io individuo nell'azionariato della Bnl tre gruppi di soci. Quelli stabili, quelli potenzialmente stabili e quelli che definisco 'di mercato'. Fra i primi colloco tutti i principali azionisti, che sono da tempo presenti nel nostro azionariato, dichiarano di trovarsi bene e di volervi restare; poi, tra i nuovi azionisti, ce ne sono senza dubbio alcuni che hanno manifestato a loro volta l'intenzione di dare stabilità a questa loro presenza, e li considero 'potenzialmente stabili'; e ve ne sono altri che si pongono in un'ottica diversa, di breve periodo". Quindi lei non crede che questi soggetti siano entrati nel capitale per cogliere i vantaggi di qualche possibile ribaltone? "Credo piuttosto ad un'altra serie di cause. Innanzitutto una, di tipo finanziario: oggi la Bnl ha una capitalizzazione di Borsa ancora sensibilmente inferiore a quella media dei principali concorrenti, anche escludendo dal computo Unicredito. In alcuni casi, i nostri ratios, per esempio il rapporto tra costi e ricavi, sono a livelli di leadership. Con queste premesse, attendersi una crescita dei valori di Borsa è legittimo. Ma non basta..." Cos'altro? "C'è un altro fattore importante. Oggi Bnl è l'unica grande banca italiana a non annoverare alcuna Fondazione fra i propri soci. Questo dato, che a qualcuno potrebbe sembrare negativo, a me pare positivo, perchè comporta che il 100% dell'azionariato è di mercato. Il che, in una fase storica in cui il ruolo dell'azionariato bancario 'di mercato' non appare altrove brillante, dà a Bnl un'agilità maggiore, perchè fa riferimento esclusivamente al mercato ed alle logiche che lo animano. Peraltro...". Peraltro? "Be', è un fatto che la condotta della banca si sia rivelata, alla luce degli eventi delle ultime settimane o degli ultimi mesi, molto opportunamente prudente. La banca si trova interessata marginalmente alle crisi che il mercato sta registrando in questo periodo". Cirio, Parmalat: effettivamente, Bnl non c'è... Ma nonostante questo, presidente, questa vostra strategia dello "stand alone", crescere da soli, non ha convinto tutti gli analisti. Come mai? "Forse dovremmo spiegarci meglio, in attesa che, giorno dopo giorno, i fatti concreti s'incaricano di darci ragione. Ma dobbiamo capirci: stand alone non vuol dire star fermi e non competere, tutt'altro". E che vuol dire? "La nostra strategia stand-alone nasce dalla scelta di interpretare il successo aziendale come la funzione di una pluralità di fattori tra i quali la dimensione in valori assoluti e la densità della rete territoriale non hanno più il peso totalitario che molti sono portati ad attribuirgli. Perchè il nostro modo di crescere da soli presuppone un'intuizione ed una pratica del tutto innovative di quella che chiamiamo la 'cultura della rete'". Ce la spieghi. "La cultura della