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Gasparri ai suoi: «Tranquilli, vinceremo anche questa»

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Negli ultimi mesi ci siamo abituati a tutto, le abbiamo passate tutte, anche stavolta sarà così». È un Maurizio Gasparri completamente diverso quello che appare nel suo ufficio al ministero delle Comunicazioni nel day-after. E per prima cosa cerca di dispensare ottimismo al suo staff che lo aveva visto molto giù lunedì: tutti hanno letto sui giornali di ieri che circolano voci sulle sue dimissioni. Ma Gasparri, a rassegnare il mandato, non ci ha mai pensato. Anzi. Si chiude nel suo ufficio con i massimi dirigenti del ministero, con quelli che hanno seguito il varo della legge da vicino in questi mesi. Viene letto il messaggio di Ciampi e confrontato con il testo del provvedimento. Parola per parola. Vengono analizzate le criticità espresse dal Quirinale e tutte le possibili soluzioni. «Tutte, ma proprio tutte», spiega un partecipante alla riunione. Certo, nessuno ha il jolly in tasca. Ma intanto spuntano le prime buone carte da giocare. Gasparri poi va alla Camera, partecipa al primo vertice di maggioranza voluto dal vicepremier Gianfranco Fini, i presidenti delle commissioni Cultura e Trasporti (quelle che hanno esaminato il ddl di riassetto della tv), Ferdinando Adornato e Paolo Romani. Arrivano poi anche il capogruppo di Forza Italia, Elio Vito, il coordinatore di An, Ignazio La Russa, e il suo vice Italo Bocchino. Il ministro sembra tranquillo. Esaurita la fase delle emozioni, delle delusioni, delle arrabbiature, ora si cerca la soluzione, le soluzioni per risolvere l'intricato nodo. Ma non cancella gli appuntamenti già in agenda. Dopo il voto a Montecitorio vola da Ciampino a Milano, dove partecipa a un incontro dello Studio Ambrosetti per parlare di digitale terrestre: a margine dice di ritenere che si possa andare avanti «cercando di introdurre alcuni dei suggerimenti indicati» dal Capo dello Stato. In ogni caso, sottolinea, «il lavoro prosegue». E di certo, tiene a sottolineare prima di chiudersi all'incontro dello Studio Ambrosetti, «non ho mai pensato alle dimissioni, neanche per un attimo». Insomma, rispettoso delle prerogative del Capo dello Stato ma non rassegnato. Anzi incoraggiato, fanno sapere i suoi collaboratori, dai molti sms (il suo principale metodo di comunicazione con gli altri) di sostegno che hanno affollato il suo telefonino. Manda anche un messaggio distensivo indirizzato al Quirinale: «Io rispetto le prerogative di tutti e a maggior ragione quelle del Capo dello Stato: non ho fatto inviti o appelli, nè ho avuto pressioni prima, e non faccio discussioni dopo». E invita a «non sottovalutare il caso Rai». In serata il ritorno a Roma, una veloce cena e l'ultimo confronto con i suoi prima di infilarsi nello studio di «Porta a Porta» di Bruno Vespa. L'ultima ring. Poi oggi si cominceranno a studiare i primi dossier preparati dal ministero per trovare le soluzioni al caso. Ma anche ieri la giornata del ministro, è cominciata con la figlia da accompagnare a scuola. Almeno per questo Ciampi può attendere. F. D. O.

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