di FABRIZIO DELL'OREFICE «E ORA dobbiamo tribolare.

È tarda sera quando Maurizio Gasparri lascia gli uffici del ministero delle Comunicazioni in largo Brazzà, a due passi da Fontana di Trevi, due e mezzo, guarda caso, dal Quirinale. E proprio dal Quirinale il titolare del dicastero è ridisceso intorno alle 21. Tocca infatti al ministro competente andare a ritirare le osservazioni del presidente della Repubblica e, come prescrive la legge, controfirmarle. Una giornata iniziata in modo normale la sua, i soli impegni di lavoro, al ministero e poi alcuni appuntamenti istituzionali. Poi le voci, le indiscrezioni e l'appuntamento settimanale tra il presidente della Repubblica e quello del Consiglio, di solito di mercoledì, anticipato al lunedì. Le voci più insistenti e la telefonata giunta da Palazzo Chigi. A quel punto Gasparri ha saputo ufficialmente della decisione che aveva preso Ciampi. Sale in macchina e nel secondo pomeriggio va alla Camera, dove si stava per votare, altra coincidenza, la fiducia al governo. Il ministro si chiude nella stanza per i ministri, parla con Gianfranco Fini che lo rincuora. C'è anche Carlo Giovanardi e poi via via anche gli altri membri dell'esecutivo. A chi gli chiede informazioni, Gasparri allarga le braccia e non fa commenti. Poi arriva Ignazio La Russa, il coordinatore di An, l'amico di cento battaglie, «il mio migliore amico» come lo ha definito qualche giorno fa. Ragionano i due, parlano fitto, fitto. Secondo qualcuno si parla anche di dimissioni, di un gesto estremo. Ma ad escluderlo categoricamente è proprio Berlusconi. La linea è: nulla di drammatico, si va avanti. Ed è anche questo lo schema della dichiarazione del ministro diffusa in serata: «Il rispetto per il Capo dello Stato impone in primo luogo un'attenta valutazione alle osservazioni effettuate in merito alla legge di riforma del sistema radiotelevisivo. Non è certo la prima volta - prosegue il ministro - che una legge viene rinviata alle Camere. Sono sicuro che come è già accaduto in altre legislature e con altri governi, anche in questo caso, sarà il Parlamento ad individuare le soluzioni più opportune». Una nota asciutta. Quando l'ha riletta, Gasparri ormai è tranquillo, sereno, ha scaricato tutta la tensione. La guarda, la rilegge con calma è dà l'ok perché venga diffusa. A quel punto guarda ancora i collaboratori e dice un po' sibillinamente: «Abbiamo dato una lezione di stile». A chi? gli chiede qualcuno: «A chi se la merita».