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BERLUSCONI è davvero irato.

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Quel rinvio della Gasparri alle Camera l'ha preso come un affronto personale. Anche perché, si fa sapere a Palazzo Chigi, il Quirinale ha seguito passo passo l'iter del testo. Ha chiesto delle modifiche e gli sono state concesse. Ciampi in persona conosceva il contenuto della legge che gli è stato sottoposto. E, assicurano fonti vicine al premier, davvero questo rinvio non si comprende. Tutti questi dubbi il presidente del Consiglio li esterna nel corso del vertice di maggioranza che si tiene nella stanza di Casini al primo piano di Montecitorio in serata. C'è il premier e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. C'è Marco Follini, il segretario dell'Udc, Gianfranco Fini, vicepremier e leader di An che appare un po' freddino. Arriva, ma solo per qualche minuto, anche il presidente della Camera. Sono tutti d'accordo su un punto: varare il decreto per salvare Retequattro (Giulietti, Ds, farà sapere di essere contrario, Margherita e pezzi della Quercia sarebbero a favore). Poi, emergono le divergenze. Follini dice che la legge comunque va ridiscussa. Non si può far finta di nulla del messaggio di Ciampi, bisogna riaprire tutta la trattativa sulla legge e riaprire anche i capitoli sui quali molti centristi non erano convinti a dare l'assenso. An non è completamente d'accordo. Anche se Fini praticamente non prende la parola nel suo partito prevarrebbe l'idea di inserire la questione «che fare ora della legge Gasparri» nella verifica da aprire a gennaio. In questo, è il ragionamento, si chiarirebbero tutti i punti in quella sede senza successive trattative in Parlamento. La Lega attacca Ciampi. Calderoli (coordinatore del Carroccio) dice che «il presidente della Repubblica è sceso in campo con i girotondi». «La decisione del Capo dello Stato non intacca il valore e la giustezza della riforma votata dal Parlamento», affermano Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto, coordinatore e vice coordinatore di Fi. Canta vittoria l'opposizione. Per l'ex ministro Giovanna Melandri (Ds) «esiste un argine alla tracotanza del centrodestra. Quest'argine si chiama Costituzione italiana. C'è scritto a chiare lettere che il pluralismo dell'informazione e la libertà della concorrenza sono valori da tutelare e non da calpestare». «L'azione del presidente della Repubblica è giusta e sacrosanta - afferma invece Marco Rizzo (Pdci) -. Ciampi aveva già richiamato l'attenzione sul pluralismo con il suo solenne messaggio alle Camere e adesso è costretto e rinviare la legge Gasparri». Esulta anche la Margherita con Paolo Gentiloni: «Il rinvio del ddl Gasparri dà ragione a 15 mesi di battaglie contro una legge incostituzionale, figlia del conflitto di interessi e in contrasto con le normative comunitarie». «Per i tanti aspetti di incostituzionalità è un atto dovuto», afferma invece lapidario il segretario di Alleanza Popolare-Udeur Clemente Mastella. F. D. O.

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