di GIANNI DI CAPUA «TROVATA l'arma di distruzione di massa, ora si può e si deve voltare pagina».
Per il premier «il primo auspicio è che la cattura di Saddam Hussein, di per sè un atto di giustizia di cui la coalizione dei volenterosi e il mondo intero non possono che gioire, aiuti quella svolta alla quale gli Stati Uniti e i loro alleati lavorano dal giorno della liberazione di Baghdad». La svolta di cui parla Berlusconi consiste di due elementi: «La sconfitta del terrorismo e della paura, di cui il terrore è figlio, e l'avvio delle procedure per il trasferimento dei poteri, nei tempi giusti, alle autorità irachene. Ma non basta». Per il premier l'obiettivo più importante è quello, strategico, di «dare radici alla democrazia nel Medio oriente, realizzare un sogno di civiltà con mezzi umani e di ragione. Bisogna frustrare i rinfocolatori di guerra e aiutare, sostenere senza risparmio di energie e di mezzi, chi lavora per una pace costituzionale e per la convivenza multietnica e multireligiosa in quell'area tormentata dai fumi del terrore e del fanatismo. La ricostruzione irachena deve avere questo significato, prendere questo indirizzo, sarebbe negativo se una parte dell'Unione europea e la Russia ne stessero ai margini». Per il presidente del Consigli «si può impostare un nuovo inizio che sani le ferite tra la nuova e la vecchia Europa. Ma ci vuole impegno di risorse, di uomini, di coraggio e di disponibilità alla grande avventura dell'espansione della democrazia nel mondo, come valore in sè e come garanzia di pace e sicurezza per tutti. Ho esultato alla notizia, ho pensato a parole come pace e riconciliazione, democrazia e sviluppo. Ho pensato all'Iraq, ma anche alla Palestina e ad Israele, dove si fanno largo tendenze benedette ad accelerare, ma sempre e solo contro garanzie assolute di sicurezza, i tempi del ritiro dai territori occupati nel '67». Il premier aggiunge che «c'è un solo modo per curare le ferite d'Europa, ed è questo: ristabilire il principio secondo cui i vincitori dei totalitarismi del Novecento restano uniti di fronte ai fanatismi totalitari del XXI secolo. Nella lotta per la libertà e per l'espansione della democrazia ci deve essere un polo euro-atlantico unito». E ancora: «Anche la questione russa, dopo le elezioni della quarta Duma, dipende dalla capacità di integrazione e rassicurazione che un polo euro-atlantico unito può mettere in campo». Iniziativa in Europa, per sottrarre l'Unione allo stallo strategico, e congratulazioni a George W. Bush, c'è stata una telefonata calda tra Macherio e Washington. «Li chiamano "Bush haters"», sorride Berlusconi, «e corrispondono un po' ai Berlusconi haters, quelli che odiano e non hanno tempo per pensare agli oggetti del loro odio. Ecco, bisogna dire che l'amministrazione americana ha dato, in questi due anni dolorosi e straordinari che ci separano dall'11 settembre, delle prove inimmaginabili di tenacia, di prudenza, di intelligenza e di coraggio, premiate ieri con l'annuncio più importante. Spero che le opposizioni italiane, in vista della discussione parlamentare di gennaio sul rinnovo della missione italiana a Nassiriyah, sgombrino il campo dal pensiero divisivo, dalla propaganda antiamericana, dai luoghi comuni sul fallimento della coalizione che tenta di costruire la democrazia irachena nel segno della pace per il medio oriente e per il mondo. Spero che sappiano riconoscere al loro Paese, con la parola e con il voto, quel che il mondo libero gli riconosce: l'essere stato dalla parte giusta».