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L'Ulivo accusa: presidenza debole FI replica: polemica di quartiere

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Un epilogo che era atteso ma che rimaneva comunque legato ad un filo di speranza, talmente fragile da far evocare a Berlusconi un intervento «miracoloso». Il miracolo, come ha riconosciuto lo stesso premier, non si è però verificato e la delusione è stata cocente e collettiva come hanno testimoniato le reazioni del mondo politico. Ma il centrosinistra non ha mancato di sottolineare come il «fallimento» del vertice sia imputabile alla presidenza italiana. Toni molto duri quelli di Piero Fassino che dopo aver manifestato «preoccupazione» per l'epilogo europeo, ha colpevolizzato la presidenza italiana. Una presidenza «debole - ha accusato - che non ha mai rappresentato in questi sei mesi un momento di sintesi, di unità capace di tenere insieme l'Europa». «È difficile convincere gli altri ad essere europei ed europeisti se non ci si crede», ha detto ancora. Una sortita che ha fatto insorgere in blocco Forza Italia. «Fassino fotografa ancora una volta la miopia della sinistra», ha ribattuto Renato Schifani definendo «ingenerosa e strumentale» la posizione del leader Ds. «Da Fassino meschino provincialismo» hanno contrattaccato Sandro Bondi e Fabrizio Chicchitto, seguiti a ruota da Enrico La Loggia che ha invitato il segretario del partito della Quercia a lasciare da parte «polemiche di quartiere». Francesco Rutelli non ha infierito: ha parlato di situazione «dolorosa e negativa» e si è augurato che adesso il governo italiano «prenda il coraggio di far ripartire un nucleo di avanguardia di una Europa che crede nell'Europa». Nella maggioranza, come si diceva, circola molta amarezza. Quello che la sinistra chiama «fallimento», nella Cdl viene tradotto come «pausa di riflessione» o «battuta di arresto». Ma soprattutto vengono messi in risalto, come fa tra gli altri Gustavo Selva, i «successi» italiani relativi alla difesa comune e alla conquistata Parma come «capitale mondiale dell'alimentazione». Come ha osservato Marco Follini («rammaricato e preoccupato»), per l'Europa si trattava di una «sconfitta annunciata» mentre per i «nazionalismi» di una «vittoria di corto respiro». Resta però una «nota di conforto» ossia che il governo italiano si è mosso con spirito europeista. Fuori dal coro il Carroccio che con Roberto Calderoli fa sapere di aver «temuto che Berlusconi ci riuscisse». Plauso, invece, dalla Lega alle «grandi capacità di mediazione di Berlusconi» grazie alle quali l'Italia ha ottenuto «risultati significativi».

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