Berlusconi: «Totale il disaccordo sulla doppia maggioranza». Prodi: «È sbagliato cercare il colpevole»
Nonostante le trattative estenuanti il vertice di Bruxelles si è concluso senza l'approvazione della Carta fondamentale La Costituzione europea resta un miraggio
Il Vecchio Continente non ha perso definitivamente l'occasione di dotarsi di una sua Carta fondamentale, ma con ogni probabilità non la potrà avere prima del grande allargamento dell'Unione a 25 Paesi (dal 1° maggio), né in tempo per le prossime elezioni del Parlamento Europeo, nel giugno 2004. «Il fallimento - ha sentenziato proprio il presidente dell'assemblea di Strasburgo, Pat Cox - non è della presidenza italiana. È il riflesso dell'assenza di una volontà collettiva». Con i cosiddetti «confessionali» (gli incontri bilaterali) Silvio Berlusconi ha dedicato ore a promuovere un compromesso tra la coppia ispano-polacca e il resto dei Paesi dell'Unione presto allargata. L'oggetto delle trattative era il futuro metodo di votazione del Consiglio Ue, il principale ostacolo per l'approvazione della Costituzione europea. A questo riguardo, 23 Stati su 25 avevano da tempo già accettato il sistema della doppia maggioranza (50% dei Paesi e 60% della popolazione comunitaria) proposto nella bozza costituzionale. Spagna e Polonia insistevano, invece, per un mantenimento del complesso metodo di voto ponderato (con triplice quorum), scaturito dai mercanteggiamenti notturni che tre anni fa generarono il Trattato di Nizza. Quest'ultimo sistema, riconosce, in effetti, a Spagna e Polonia due soli voti ponderati in meno rispetto ai 29 degli altri grandi Paesi, demograficamente molto più grandi. «Ci sono state - ha riferito il presidente del Consiglio - aperture da parte di Spagna e Polonia. Abbiamo discusso con loro delle possibili alternative. Le abbiamo ritenute valide e le abbiamo presentate agli altri Paesi. In un primo momento sembrava ci potesse essere un accordo. Poi ci sono state le posizioni ferme di altri Paesi, che hanno chiesto di poter consultare i propri Parlamenti. Il disaccordo sulla doppia maggioranza è stato totale». Sulle diverse ipotesi di compromesso che la presidenza italiana dell'Ue ha proposto le notizie acquisibili ieri nella sala stampa di Bruxelles risultavano in parte contraddittorie. Secondo Berlusconi, l'Italia aveva suggerito o il mantenimento provvisorio della ponderazione di Nizza fino al 2014, seguito dall'introduzione automatica della doppia maggioranza decisa dalla Convenzione o, in alternativa, una clausola di «rendez-vous» per cui nel 2008 (dopo l'ingresso nell'Ue anche di Romania e Bulgaria) si sarebbe deciso a maggioranza qualificata quale metodo di voto definitivo adottare. Tanto Berlusconi, quanto il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, hanno, però, ripetutamente deplorato la caccia al colpevole, subito scatenatasi dopo la rottura delle trattative. «Sarebbe ingeneroso - ha detto Prodi - puntare il dito su qualche delegazione». Berlusconi e Prodi hanno espresso l'opinione comune che, tutto sommato, è stato meglio non avere un cattivo accordo di compromesso e rimandare la decisione sul sistema di voto. «Abbiamo confermato - ha dichiarato Berlusconi - che sui punti della Costituzione su cui c'è già accordo non dovranno essere riaperti i negoziati». Il futuro di questi negoziati sarà inizialmente nelle mani della presidenza irlandese dell'Ue, che comincerà il 1° gennaio.