Casini frena il governo, la Lega s'infuria
Inammissibili parti dei tre emendamenti alla Finanziaria. Resta fuori il credito d'imposta
La Camera ha dichiarato inammissibili alcune parti dei tre maxiemendamenti alla legge Finanziaria su cui il governo ha posto la fiducia. Si tratta di pezzi che incideranno in maniera marginale sul testo della Manovra. Conta, comunque, il valore politico, l'approssimazione di qualche tecnico dell'Economia, le frizioni nel rapporto Parlamento-governo, il no ad un aiuto alle piccole e medie imprese. E la Lega ha subito protestato, gli strascichi potrebbero durare e farsi sentire anche sulla verifica che oramai è alle porte. Cosa accade. Negli effetti pratici non dovrebbe cambiare molto. Da lunedì pomeriggio si comincia a votare sulle tre fiducie, il governo non dovrebbe incontrare molte difficoltà. Ciò che è stato dichiarato inammissibile potrebbe rientrare con un successivo decreto (o forse più d'uno) che il governo potrebbe varare sin dalla prossima settimana. La soluzione «decretino» viene definita come «idea pluasibile» dal presidente della commissione Bilancio, il tremontiano di ferro Giancarlo Giorgetti (Lega). Cosa resta fuori. La novità maggiore (per le altre vedere testo a fianco) è la bocciatura della compensazione dei crediti fiscali per gli anni precedenti al 1996, proposta dalla Lega e che, secondo la relazione tecnica del governo, avrebbe generato minori entrate per 3,2 miliardi di euro. «Secondo valutazioni degli uffici della Camera e del presidente - ha spiegato Casini - questa stima è superiore alla reale dimensione del problema, ma la norma è comunque inammissibile per carenza di copertura finanziaria». Cosa entra. Lo stesso presidente della Camera ha invece annunciato in Aula che dalle modifiche di condono e concordato arriveranno nelle casse dello Stato circa 176 milioni di euro. Con l'aumento dell'accisa dei tabacchi si avrà un maggior gettito di 650 milioni. Con la tassa sugli imbarchi (voli aerei) entreranno nelle casse dello Stato 30 milioni annui. Cosa si spende in più. Viene anche ricordato che le competenze accessorie del settore sicurezza determinano un maggiore onore di 200 milioni per il prossimo triennio, 160 per il riallineamento delle carriere, 50 per le agevolazioni gas metano. Zitti, parla Scajola. Ad annunciare il voto di fiducia è stato il ministro per l'attuazione del programma Claudio Scajola. «Il Governo - ha spiegato - pur comprendendo le richieste arrivate dai diversi gruppi parlamentari intende comunque rispettare i tempi previsti per l'approvazione della Manovra». Protesta l'Ulivo. Una motivazione che ha fatto infuriare l'opposizione che in più occasioni aveva dato piena assicurazione di non volere bloccare l'iter della Finanziaria. Ma già nel corso della giornata dai capigruppo di Margherita e Ds erano arrivati attacchi al Governo accusato «di aver paralizzato per due giorni l'attività parlamentare», con la copertura dello stesso Casini. Una accusa che il presidente della Camera aveva respinto difendendo la sua scelta di chiedere un approfondimento tecnico prima di dare il via libera alla ammissibilità delle modifiche. «Gli approfondimenti richiesti non derivano da un eccesso di perfezionismo formale della presidenza - ha spiegato - ma dall'esigenza di assicurare la correttezza del contenuto della Finanziaria e la serietà dell'esame della Camera». La Lega s'infuria. Lo scontro più grave resta quello tra il Carroccio e Casini. A fare infuriare i leghisti, che se la sono presa anche con il governo, è stata la bocciatura del credito d'imposta. Davide Caparini ha infatti preso la parola in aula sparando contro la sua stessa maggioranza rea di aver gestito «con approssimazione e improvvisazione» la Finanziaria. Quanto accaduto - ha tuonato l'uomo di Bossi - «rappresenta un vulnus nei rapporti della maggioranza, la Lega voterà solo turandosi il naso». Il ruolo di difensore d'ufficio è toccato al capogruppo azzurro Elio Vito: l'esecutivo «non aveva altra strada».