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Proposta bipartisan Soluzione in vista per gli alloggi militari

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Con la manifestazione portata avanti ieri, Casadiritto, il comitato nazionale fra gli utenti delle case militari, ha intascato un risultato insperato, appena in tempo prima della fase finale dei lavori sulla Finanziaria. Tutto questo senza naturalmente considerare l'intoppo «fiducia» sull'approvazione della legge economica dello Stato. In breve, l'emendamento Bontempo al «decretone» (l'ex 269) sancisce il concetto di verifica, fra tutti gli appartenenti alle categorie di reddito medio-basso, della volontà di comprare l'immobile. Si tratta di nuclei familiari che possono avere altri componenti che possiedono un lavoro e quindi capaci di affrontare un mutuo e di sottoscriverlo. Bisogna considerare infatti che spesso i capifamiglia sono pensionati, vedove, tutte persone dai 65 anni in poi alle quali nessun istituto di credito consentirà mai d'essere titolari di un mutuo. Per molti di questi, soli e senza risorse si prevede la prosecuzione dell'affitto. Primo negli incontri di ieri l'onorevole Gianfranco Anedda, capogruppo di An alla Camera e poi Antonello Mereu (Udc) per conto del suo capogruppo, il deputato Luca Volontè. Da tutti pieno appoggio all'emendamento Bontempo. Successivamente, anche gli onorevoli Silvana Pisa e Augusto Battaglia dei Ds, hanno espresso la possibilità di un appoggio al documento. In caso di voto di fiducia sulla Finanziaria, per sostituire gli emendamenti decaduti verrebbero adottati altri strumenti per indirizzare l'operato dell'esecutivo. Sotto la pioggia per ore, i dipendenti delle forze armate, militari e pensionati della Difesa, hanno urlato il loro scontento. Cartelli con su scritto «Giovane settantenne cerca mutuo per la casa» o «Si tenga conto del reddito e dell'età» campeggiavano sotto l'obelisco di Montecitorio. «Mentre i nostri figli stanno in Iraq, noi genitori veniamo cacciati di casa» diceva un altro. Ci sono storie che arrivano anche a quarant'anni di vita continuativa in quelle case. Immobili che spesso sono letteralmente cadenti, mentre gli inquilini hanno pagato veri e propri affitti che comprendevano una quota per la manutenzione dell'intero patrimonio immobiliare del comparto (circa 18 mila immobili - di questi circa 3.000 vuoti e di frequente in rovina). Nella stessa cifra era compresa anche una parte per un fondo mutui che non ha mai preso vita. «E' indispensabile che il ministro della Difesa, l'onorevole Martino, tenga conto del reddito familiare dei conduttori - dice Sergio Boncioli, presidente di Casafadiritto -. Sono dati già in suo possesso e che gli permetteranno di scegliere al meglio le unità immobiliari da vendere».

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